Come scegliere il motore marino giusto

Sulle pagine del nostro blog abbiamo affrontato più volte, direttamente o indirettamente, il tema della scelta del migliore motore nautico. Con questo articolo vogliamo affrontare questo argomento di petto e in modo più completo, cercando quindi di dare tutte le risposte necessarie alla domanda “come scegliere il motore marino giusto?”. Desideriamo quindi costruire una guida che possa rivelarsi utile a chi desidera acquistare una nuova barca – o usata – e che è indeciso sulle motorizzazioni da preferire; ma anche una guida che possa tornare utile a chi vuole sostituire il propulsore marino del proprio scafo, avendo la certezza di fare la scelta giusta. Di certo nel mondo nautico ci sono tanti investimenti importanti da fare, soprattutto quando le dimensioni delle barche non sono particolarmente ridotte; e sicuramente l’acquisto di un motore è tra le voci di spesa più importanti. Per questo vale dunque la pena costruire una guida dedicata, che parli delle diverse tipologie di motore marino, del calcolo della potenza ideale per ogni singola barca, della scelta tra motore a carburante e motore elettrico, e via dicendo. Buona lettura!

Entrobordo, entrofuoribordo, fuoribordo

Iniziamo davvero dalle basi, con una prima sezione della nostra guida su come scegliere il motore marino dedicata alla distinzione tra entrobordo, entrofuoribordo e fuoribordo. La questione interessa in particolar modo chi si sta guardando intorno per acquistare una nuova barca, pur sapendo che la domanda in certi casi non si pone affatto: in un gommone di dimensioni piccole, per esempio, la scelta del motore fuoribordo sarà scontata. Chi cerca tra gli scafi di dimensioni medio-piccole, invece, potrebbe effettivamente trovarsi in dubbio sulla via da premiare, sapendo che ogni tipo di motore nautico – entrobordo, entrofuoribordo e fuoribordo – offre pro e contro. Riassumiamo quindi qui, per iniziare, le differenze tra motore nautico entrobordo, entrofuoribordo e fuoribordo.

I punti forti e punti deboli del motore entrobordo

Quando i bambini disegnano le barche, o meglio, quando le disegnano con una certa dovizia di dettagli, tracciano uno scafo che solca il mare, una piccola cabina, talvolta persino un camino e lì, sotto la linea dell’acqua, quasi immancabile, una piccola elica, in direzione della poppa. In effetti il motore entrobordo, che all’esterno lascia intravedere solo l’elica nautica, è il più classico tra i propulsori marini. Se si dovesse scegliere il motore marino giusto in base alla storicità dei vari modelli, insomma, l’entrobordo vincerebbe a mani basse. Il propulsore si trova all’interno del locale motore, e attraverso un albero di trasmissione trasmette il moto all’elica, la quale è un elemento fisso. Si capisce quindi che la manovrabilità della barca, nel caso dei motori entrobordo, è affidata al timone, che è separato dal sistema di propulsione vero e proprio.

Quali sono i vantaggi dell’entrobordo? Avendo l’elica sotto la barca la sicurezza intorno allo scafo può considerarsi maggiore, ma va detto che la manutenzione dell’elica stessa può risultare più difficile, così come possono aumentare i problemi a livelli di pescaggio. In linea di massima, rispetto a un entrofuoribordo, l’entrobordo riesce a mantenere più facilmente una velocità costante, a fronte però di consumi leggermente maggiori e velocità sensibilmente minori (a parità di potenza).

Di contro, i motori entrobordo non brillano per facilità di manutenzione, per semplicità del sistema complessivo e via dicendo. Un’ultima cosa: in generale, i motori entrobordo sono alimentati a diesel.

Le caratteristiche del propulsore entrofuoribordo

Passiamo all’entrofuoribordo, ovvero al “compromesso”, perlomeno a livello strutturale. I propulsori di questo tipo sono pensati per essere installati su barche di dimensioni piccole (ma neanche troppo) e medie. Il motore si trova anche in questo caso all’interno della sala macchine della barca, laddove invece il gruppo poppiero si trova fuoribordo: a collegare questi due elementi, e a trasmettere il movimento all’elica, è un giunto cardanico. Sì, perché in questo caso non serve un timone separato, con lo stesso piede poppiero manovrabile, per impostare la direzione della barca.

Tra i vantaggi dell’entrofuoribordo c’è la possibilità di sollevarlo in acque poco profonde, o magari durante le operazioni di carico/scarico, laddove su un normale entrobordo l’elica non può essere spostata. I propulsori EFB hanno generalmente uno sprint maggiore rispetto agli entrobordo, e generano scie ottime per il wakeboard (laddove invece gli appassionati di sci nautico dovrebbero guardare preferibilmente verso gli entrobordo). È ottima la loro manovrabilità, staccando da questo punto di vista i sistemi provvisti di timone separato in modo abbastanza netto. La manutenzione degli EFB non è, va detto, semplicissima, visto l’esistenza di due mondi separati, fuori e dentro: ma la posizione stessa del piede poppiero lo rende facilmente raggiungibile.

quale motore per la barca

I punti salienti del motore fuoribordo

Infine c’è lui, il motore fuoribordo, concettualmente il più semplice da comprendere: qui tutto è per l’appunto fuoribordo, senza nessun passaggio tra fuori e dentro lo scafo. La diffusione dei motori outboard negli ultimi anni è andata continuamente aumentando, con i fuoribordo che conquistano le poppe di barche via via sempre più grandi. Quali sono i vantaggi dei motori FB? Ebbene, in linea di massima non occupano spazio a bordo, presentano dei consumi limitati, vantano una manutenzione più semplice rispetto ai colleghi, sono parecchio affidabili. E ancora, si parla di motori che permettono un altissimo livello di personalizzazione, grazie ai più diversi modelli disponibili e all’opportunità di installare 2, 3, 4 o perfino 5 fuoribordo sulla stessa imbarcazione.

E gli svantaggi? Bisogna dire che i contro dei fuoribordo sono andati riducendosi nel tempo, ed è per questo che ormai è normalissimo trovarli su qualsiasi tipo di natante e, in aggiunta, di piccole imbarcazioni. Di certo c’è che il fuoribordo impedisce di installare la plancetta unica di poppa, dovendo eventualmente optare per due plancette separate; le manovre in retro, per la presenza stessa del motore, richiedono qualche attenzione in più; e ancora, infine, sono maggiormente esposti ai furti (abbiamo visto qui come proteggere dai ladri i fuoribordo).

Da non perdere:   Navigare in Adriatico: Rotte Nautiche Trieste e porti dove Ormeggiare, Riserva Naturale Miramare

Come scegliere il motore marino: la potenza

Procediamo con la guida sul come scegliere il motore marino ideale. Oltre al tipo di propulsore, è ovviamente bene pensare anche alla potenza del propulsore, a prescindere dal modello specifico. Ma come scegliere il motore marino perfetto dal punto di vista della potenza? I fattori da considerare sono due, ovvero l’utilizzo effettivo che si farà della barca e, in seconda battuta, le dimensioni e il peso della barca stessa. Iniziamo da questo secondo punto!

Come scegliere la potenza del motore della barca in base a dimensioni e peso

Scegliere il motore marino in base alle dimensioni della barca vuol dire di fatto trovarsi ad acquistare una barca sprovvista di propulsore oppure, più semplicemente, trovarsi a dover sostituire il vecchio motore. Va detto che ci sono diversi modi per scegliere la potenza più adatta: il primo, quando possibile, è certamente quello di buttare un’occhiata a quanto fatto o suggerito dal produttore stesso, che ha infatti costruito quello scafo pensando a una certa motorizzazione.

Ci sono poi dei calcoli che permettono di azzeccare in modo non sempre esatto, ma sicuramente indicativo la potenza ideale del motore. C’è per esempio la più semplice delle formule, che mira a far installare un cavallo per ogni 200 chilogrammi di peso, ma che effettivamente porta a dei risultati “spannometrici”. Ci sono poi formule più precise ma anche più complesse, nonché dei calcolatori online che permettono di inserire peso e dimensioni della barca.

Acquistare il motore nautico giusto: la potenza anche dipende dall’utilizzo

La potenza ideale del motore nautico si può “calcolare” anche senza prendere in considerazione un preciso scafo. Ovvero, nello scegliere un motore (e annessa barca) sarebbe bene prendere in considerazione le effettive attività che si intenderanno affrontare con quello scafo. Chi cerca velocità elevate, chi desidera per esempio usare la barca per lo sci nautico, dovrà puntare verso un numero considerevole di cavalli, tenendo sempre in considerazione la necessaria proporzione con dimensioni e peso della barca. D’altra parte, sarà bene pensare anche all’eventuale assenza di una patente nautica: in quel caso, o si resterà sotto i 40 cavalli, o ci si dovrà iscrivere a un corso quanto prima! E ancora, con quale frequenza verrà utilizzata la barca? Nel caso di imbarcazioni con un uso frequente si potrà certamente trovare dei vantaggi nei motori diesel, laddove invece le motorizzazioni a benzina si sposano meglio con un uso sporadico, magari solamente nei fine settimana – e magari neanche tutti – delle stagioni più calde. E ancora, il diesel presenta maggiori vantaggi nel caso delle lunghe crociere, sia a livello di consumi che a livello di autonomia. Quello che vuoi fare con la tua barchetta è semplicemente portarti poco più in là della costa, per pescare in santa pace? Allora non avrà molto senso spendere troppi soldi in motori aggressivi, con un motore fuoribordo tranquillo, magari con una elementare guida a barra.

Scegliere il motore marino: a carburante oppure elettrico?

Sempre più persone, al momento di scegliere un motore marino per la propria barca, prendono in considerazione anche l’acquisto di un propulsore elettrico. Si tratta ancora di una fetta marginale di diportisti, in un mondo, quello nautico, tuttoggi dominato dalle motorizzazioni a carburante, soprattutto per quanto riguarda gli scafi di dimensioni medie o grandi. Va però sottolineato che negli ultimi anni i motori elettrici sono diventati via via sempre più potenti, e di pari passo è cresciuta anche l’autonomia che questi scafi possono raggiungere. Si pensi per esempio a una barca da 6 metri, con un peso di circa 600 chilogrammi, spinta da un fuoribordo elettrico con potenza equivalente di 40 cavalli: procedendo a una velocità media di 8 chilometri all’ora sarà possibile, nel caso dei propulsori migliori con un adeguato pacco batterie, arrivare fino a 8 ore di autonomia.

Esistono va detto motori elettrici fuoribordo, entrofuoribordo ed entrobordo, che possono arrivare a a spingere barche anche molto pesanti. Certo, il prezzo di acquisto è ancora superiore rispetto agli equivalenti a benzina o a diesel, ma va detto che, dopo una lunghissima attesa, sembrano essere finalmente arrivati gli incentivi per l’acquisto di motori marini elettrici. Ma attenzione: come scegliere la potenza del motore elettrico per la propria barca?

La potenza del motore elettrico per la barca

La maggior parte dei motori elettrici nautici non esprime la potenza in cavalli o in HP, come avviene nei “vecchi” propulsori a carburante. Ecco che allora il diportista che desidera acquistare un motore elettrico per la propria barca, oltre a dover stimare la potenza necessaria per lo scafo, dovrà poi tradurla in kilowatt.

Vale la pena quindi sottolineare che un cavallo (CV) equivale a 735,49875 Watt oppure, più semplicemente, a 0,73545 kW. Guardando alla stessa questione dalla prospettiva diversa, un kW equivale a 1,359 cavalli. Si capisce quindi che il “famoso” motore fuoribordo elettrico da 40 cavalli verrà descritto con una potenza di circa 29,5 kW. A partire da questo punto di riferimento diventa più facile individuare il motore elettrico nautico a cui guardare, sapendo che un propulsore di questo tipo presenta tanti vantaggi, ovvero: il rumore al minimo, perfetto per un’uscita in piena tranquillità nonché per la pesca; una grande leggerezza, il che è l’ideale soprattutto nel caso in cui debba essere smontato spesso; l’utilizzo è estremamente semplice, così come il livello di manutenzione è molto basso. Infine, il vantaggio più importante: scegliere un motore marino elettrico per la propria barca vuol dire smettere di inquinare, cosa che permette peraltro di entrare in molte zone marine protette.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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