Vertical jigging: scegliere canna da pesca e accessori

Oggi parliamo di vertical jigging: si tratta di una tecnica di pesca arrivata negli ultimi anni nei nostri mari, ma che di certo ha già conquistato tantissimi pescatori. Dapprima, è vero, il vertical jigging è stato accolto con uno scetticismo diffuso, per tutti quei punti in cui questa tecnica differiva dalla traina e dalle altre tecniche di pesca dalla barca. Ma è proprio per la sua portata innovativa, per la possibilità di arrivare lì dove con le altre tecniche non è possibile andare, che il vertical jigging ha raccolto grande successo anche nel Mediterraneo.

Questa tecnica di pesca, arrivata dal Giappone, ha di fatto aperto una nuova porta, una nuova dimensione per la pesca con gli artificiali in mare. Il limite, con gli artificiali, è sempre stato quello della pesca in superficie: nello spinning, quando si parla di profondità, si parla di qualche decimetro, o tutt’al più di una manciata di metri. Certo, con l’affondatore è possibile provare a fare di più, allontanandosi dalla superficie per qualche decina di metri. Ma il fondale, con gli artificiali, è sempre stato oltre il limite consentito. Ed è proprio per oltrepassare quel limite che anche i pescatori del Mediterraneo hanno iniziato a praticare il vertical jigging. Sì, perché riuscire a scendere verso il fondale significa poter andare a insidiare i predatori che nuotano in profondità, che difficilmente si possono attirare a pochi centimetri dalla superficie.

Ma non è tutto qui. A spiegare il successo del vertical jigging non c’è solo la profondità. Certo, quello è l’aspetto principale, ma non è certamente l’unico. Si tratta infatti di una tecnica di pesca diversa, attiva, che richiede attenzione, esperienza e spirito di iniziativa, nonché una certa forma fisica, per non arrivare alla fine stremati. Per assicurarsi il successo è necessario spostarsi di frequente, provare più volte, cambiare artificiali, mutare il recupero, studiare le caratteristiche del fondale prima di avventurarsi in questa tecnica ed avere a bordo quasi obbligatoriamente un ecoscandaglio GPS che ci indica profondità e le marcature dei pesci. E poi il vertical jigging permette di sentire davvero l’attacco del pesce, il quale spesso è un predatore di prestigio, tale da soddisfare anche il più esigente dei pescatori.

Cos’è il vertical jigging

Cos’è, quindi, il vertical jigging? Si tratta di una tecnica di pesca che viene effettuata dalla barca e che mira a fondali anche importanti, dai 40 metri in su, per arrivare anche oltre i 120 metri di profondità. Per poter affrontare questa tecnica da pesca è necessario quindi prima di tutto avere una barca, che possa portarci lì dove i fondali si fanno più profondi. In secondo luogo, è d’obbligo avere una canna da pesca adatta al vertical. Vedremo tra poco quali sono le caratteristiche peculiari che questa deve avere: per ora basti sottolineare che, vista la profondità alla quale ci si porta e viste le prede che si desidera insidiare, è necessario avere una canna da pesca molto robusta.

In cima alla lenza avremo il nostro vertical jig, ovvero un artificiale particolare. In cosa si discosta dagli artificiali che si utilizzano per esempio per lo spinning? Semplice: si tratta di una sorta di minnow metallico, più pesante e affusolato, corredato da ami da pesca piuttosto grandi.

Ma come si pratica, nel concreto, il vertical jigging? È presto spiegato, anche se va detto che, come tante altre tecniche di pesca, per essere capita non va solo letta: va vista, provata, e riprovata. Prima di tutto si arma la canna da pesca, per poi calare la lenza fino in fondo. Da lì, ovviamente, non si può che risalire. Il recupero non deve però essere continuo: si deve piuttosto procedere con dei recuperi alternati a delle piccole calate. L’obiettivo, ovviamente, è quello di dare al pesce predatore l’idea di ritrovarsi davanti a una preda facile, e quindi a un pesciolino magari ferito, che non darà alcun problema, e che anzi si potrà trasformare facilmente in un lauto pasto. Per quanto alternato, il recupero deve comunque procedere con una certa velocità, con scatti elastici ma rapidi. Questo, unito al peso dell’esca, alla profondità e infine al peso stesso dei pesci predatori ai quali si punta con il vertical jigging, rende questa attività di pesca piuttosto impegnativa dal punto di vista fisico.

Sempre per quanto riguarda il recupero, a essere precisi, ci sono due modalità specifiche che possono essere adottate, tue tipologie di jerking, e quindi di strattonate da dare alla canna. C’è lo short jerk, che prevede dunque delle strattonate corte, e c’è al contrario il long jerk, con un movimento più lungo. A differenziare l’uno dall’altro è per l’appunto principalmente il movimento, nonché il numero di giri di mulinello che si fa durante la strattonata: come vedremo tra poco, esistono canne da pesca appositamente pensate per il long jerk e per lo short jerk.

Le prede del vertical jigging

Quali pesci si possono insidiare con il vertical jigging? In linea di massima, molte delle prede principali sono le medesime della traina: si tratta pur sempre, infatti, di attirare dei pesci predatori con una preda apparentemente facile, ovvero con il nostro artificiale. Parliamo quindi delle ricciole e dei dentici. Ma non è tutto qui. Va detto, infatti, che il vertical jig sembra attirare anche altri pesci per altri motivi. Non si tratta, insomma, sempre di pesci che si allamano per ‘mangiare’ l’artificiale: talvolta la nostra esca è infatti obiettivo di veri e propri attacchi.

Si pensi per esempio ai pagelli e alle tanute, pesci che si possono insidiare con il vertical jigging e jig di piccole dimensioni. Eppure è strano: questi pesci, solitamente, si cibano di anellidi e di piccoli molluschi. Perché mai dunque decidono di attaccare l’artificiale? Semplice: per un attacco vero e proprio, teso a uccidere il ‘nemico’. Ed è per questo, quindi, che capita di frequente di pescare dei pesci atipici come i pagelli, le tanute e il sarago maggiore. Si tratta, va detto, di pesci che attaccano in profondità, tendenzialmente ai primi strattoni, che per loro stessa natura non si mettono a inseguire l’artificiale durante la risalita. Prede che difficilmente si possono attirare con altre tecniche ma che invece sono obiettivi del pescatore che pratica vertical jigging sono inoltre i potenti dentici corrazzieri e i pagri, che si trovano rispettivamente nel centro-Sud e nel sud.

Sempre in profondità, si ha la possibilità di attirare il san pietro, la murena, la razza e la cernia, nonché la gallinella e lo scorfano, seppur più raramente: in questi ultimi due casi, infatti, bisogna avere la fortuna di calare l’esca negli immediati pressi dei pesci, i quali altrimenti non si scomoderanno affatto.

canna vertical jigging

Questo, dunque, per quanto riguarda i pesci di profondità. Ma vuol dire forse che, una volta dati i primi strattoni di recupero, bisogna darsi per vinti? Non è detto: anche nella fascia di mezzo fondo ci sono dei pesci che possono essere attirati dal nostro vertical jig. Parliamo di un’ampia gamma di predatori che, vedendoselo passare nelle vicinanze, difficilmente si lasceranno scappare l’occasione di insidiare il vertical jig: è a questo livello che si possono quindi pescare lampughe, palamite e ricciole, che possono costituire degli ottimi ripieghi nel momento in cui i predatori della profondità, le classiche prede del vertical jigging, sembrano non rispondere.

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Vertical leggero o pesante

Leggendo sulle riviste specializzate e in rete circa il vertical jigging ti scontrerai sicuramente nel vertical jigging pesante e nel light jigging. Non si tratta, va detto, di due etichette assolute. In linea di massima, con l’aggettivo pesante si indica il vertical jigging che è diretto alla cattura di pesci di grandi dimensioni, e quindi di dentici, di ricciole ed eccezionalmente anche di tonni. Nel caso della versione leggera, invece, ci si muove in direzione di lampuga, palamite e alletterati. É, di fatto, un diverso approccio alla medesima tecnica di pesca, che richiede posizioni diverse, movimenti differenti nonché accessori da pesca mirati.

Scegliere la canna da pesca giusta per il vertical jigging

Premettiamo subito una cosa: la canna da pesca che sceglierai per il vertical jigging deve essere specifica. Certo, sarei sicuramente tentato di prendere una canna che, eventualmente, possa essere utilizzata anche per altre tecniche. Ma questo è un errore in termini: una canna da pesca da vertical jigging può essere utilizzata solo per questa tecnica da pesca, e non potrà dunque usarla per lo spinning o per il bolentino – come tra l’altro non potrai utilizzare le canne da pesca che solitamente utilizzi per lo spinning o per il bolentino per pescare vertical.

Il concetto di fondo è semplice: le canne da vertical jigging sono studiate e realizzate esclusivamente per questa tecnica. All’interno di questa categoria esistono, come anticipato, delle canne per lo short jerk e delle canne per il long jerk. Nel primo caso, si pescherà con dei movimenti corti e ripetuti dal basso verso l’alto, accompagnati da un recupero coordinato del mulinello nel momento in cui si abbassa la canna. Come deve essere la canna per lo short jerk? In questo caso ti servirà una canna corta con manico lungo, per poter essere incastrata sotto l’ascella. In genere chi inizia si orienta verso una canna da pesca da 160 – 180 centimetri con manico lungo; gli esperti, invece, possono perfino optare per una canna da 200 centimetri, da associare però a una cintura da combattimento (con la crociera in fondo).

E per quanto riguarda il long jerk? In questo caso il movimento continua a essere ripetitivo e veloce, ma si fa più lungo, e necessità dunque di canne da pesca tendenzialmente più lunghe (anche al di sopra dei due metri) e più rigide. E sì, anche più dispendioso in termini di energie. Il manico della canna da pesca da long jerk è più corto, e può essere eventualmente agganciato alla cintura da combattimento.

In ogni caso, le canne da pesca da vertical jigging sono messe sotto notevole stress, e quindi devono essere costruite con strutture e soprattutto materiali molto resistenti. Ma non è tutto qui: la canna deve essere flessibile, per non andare in pezzi, e per quanto possibile leggera, per non andare a gravare ulteriormente sulle braccia del pescatore.

Solitamente le canne da pesca da vertical sono classificate in base al peso ottimale del jig associato, con canne pensate per jig da 100 grammi, da 200 grammi e via dicendo. Non cambia però solo questo: variano anche la presenza o meno della crociera, la rigidità del fusto, il peso, la lunghezza del manico e via dicendo.

vertical jigging pesca

Gli accessori da pesca necessari

Per il vertical jigging si possono usare sia mulinelli fissi che mulinelli rotanti. Una canna valida per chi inizia con questa tecnica potrebbe per esempio essere una canna non troppo lunga, pari o inferiore ai 180 centimetri, con un mulinello a tamburo fisso, per poter iniziare con un comodo short jerk.

Concentriamoci per un attimo sui mulinelli: devono essere compatti e resistenti. Chi opta per il vertical jigging leggero potrà servirsi di un 6.000, mentre chi vira decisamente verso il pesante avrà bisogno come minimo di un 10.000. Il filo da pesca per il jigging è solitamente il trecciato: un 50 lbs è solitamente l’ideale per la variante pesante, senza scordare un raccordo finale di circa 10 metri di fluorocarbon.

E per quanto riguarda gli artificiali, quelli che abbiamo chiamato vertical jig? Ebbene, nella maggior parte dei casi, nel Mediterraneo, si utilizzano dei vertical jig compresi tra i 100 e i 250 grammi. Come è noto, esistono esche artificiali di tutti i tipi, e questo vale senz’altro anche per i jig, che variano per peso, per forma e per colore. Si parla però sempre, in linea di massima, di forme affusolate e di colori molto sgargianti. Alcuni sono venduti già completi di assist hook, e quindi di amo, mentre altri sono venduti da soli. In quel caso è necessario aggiungere l’amo, con un tratto di trecciato apposito arricchito con degli annellini d’acciaio detti solid ring.

Ultimo accessorio da pesca utile per il vertical jigging è, ovviamente, l’ecoscandaglio, a patto di usarlo nel modo corretto, interpretando quindi nel modo giusto le immagini a schermo. Uno spot ricco di pesci di piccole dimensioni in condizioni di riposo, per esempio, ci dice che no, in quello spot momentaneamente non ci sono pesci di grandi dimensioni!

La pesca in verticale più in voga del 2021: il Soft Bait Jigging

Il Vertical Jigging puro, pur essendo una tecnica abbastanza  praticata negli ultimi anni, è già diventata démodé. Meglio: si è evoluta in fretta, grazie allo sviluppo tecnologico degli attrezzi per pesca pesca, grazie alle stampe 3D utilizzate per la creazione di esche artificiali siliconiche e via dicendo. Tutto questo ha portato un cambiamento significativo. Ma cosa è successo nel concreto? Le canne da pesca sono diventate più sensibili ed al contempo molto robuste, riuscendo ad animare in modo più realistico le esche siliconiche che imitano cefalopodi, quali seppie, calamari e polpi,  ma anche imitazioni di pesciolini, delle esche micidiali per la cattura di grosse cernie, dentici corazzieri e ricciole.
Il movimento di queste esche è molto più semplice rispetto ai Metal Jig utilizzati nel vertical; non si opta più per le jerkate veloci corte o lunghe, con il recupero che si caratterizza ora per la presenza di jerkate morbide e lente, che permettono alle esche in gomma di muoversi sul fondale come in natura. A partire da questi presupposti, basta armarsi quindi di pazienza e di accortezza nella selezione dei giusti punti di pesca per avere ben presto in canna un grosso esemplare. In questa variante di pesca in verticale, non serve nemmeno sottolinearlo, la fa da padrone doppiamente l’ecoscandaglio GPS, in quanto, una volta marcata la preda, non ci resta che far scendere sul fondo la nostra esca siliconica, che nel giro di qualche istante sarà inghiottita voracemente (magari dal pesce della vita!).

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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