Pesca in apnea: le regole per pescare in sicurezza

La pesca in apnea è uno sport affascinante e ricco, che unisce passioni differenti. Quella per la pesca, quella per il nuoto, quella per l’apnea, quella per il mare e via dicendo.

Per fare pesca in apnea non serve avere una mole gigantesca di accessori: è necessario avere una muta mimetica (preferibilmente) con uno spessore coerente con la temperatura dell’acqua in cui si pescherà; una zavorra, ovvero una cintura con dei pesi per poter raggiungere più facilmente la profondità ricercata (1kg di piombo per 10kg di peso corporeo); maschera e boccaglio, per respirare in superficie e per avere una visibilità ottimale; un fucile subacqueo, che può essere ad aria compressa o a propulsione elastica detto anche arbalete, abbinato a un mulinello da sub. Infine serviranno un coltello da sub, una boa di segnalazione, ed eventualmente un acquascooter, per nuotare più velocemente, per raggiungere comodamente lo spot di pesca senza bruciare tutte le energie e per trasportare con agio l’attrezzatura.

Per pescare in apnea, però, non basta avere i necessari accessori da pesca sportiva. È invece d’obbligo conoscere tutte le regole e tutte le tecniche per pescare in totale sicurezza, partendo dal presupposto che pescare in apnea è un’attività sì affascinante, ma anche potenzialmente molto rischiosa, che non a caso ogni anno comporta diverse vittime. Oggi, quindi, vedremo quali sono le leggi, le regole e le tecniche per fare pesca subacquea in apnea in modo sicuro.

Pesca in apnea: l’approccio giusto

Molto spesso, come affermano tanti maestri di pesca in apnea, a mettere a repentaglio chi pratica la pesca subacquea è l’atteggiamento di partenza, ovvero l’approccio con cui si decide di affrontare questo sport. Si pensi per esempio a quella che è una delle domande più tipiche dei partecipanti nel momento in cui si mostra una preda pescata nell’ultima battuta.

Ancor prima di informarsi sulla tecnica usata, sul luogo e via dicendo, molti principianti – e non solo loro – domandano – a quale profondità sia stata presa quella specifica preda. E sta qui il primo problema, nel confondere l’attività di pesca subacquea in apnea con l’attività agonistica di immersione in apnea. Ma se in quest’ultimo caso tra gli obiettivi dell’atleta c’è anche quello di andare sempre più in profondità, nella pesca subacquea il discorso dovrebbe essere molto differente.

La misura del pesce pescato, la difficoltà del gesto, l’appostamento necessario, il divertimento, la difficoltà: nessuno di questi dati è vincolato necessariamente con la profondità, che è solo uno dei tanti aspetti da prendere in considerazione.

In poche parole, pescare in apnea non significa affatto pescare quanto più in profondità possibile. Ci sono pesci di tutto rispetto che nuotano a pochi metri dalla superficie, e ci sono prede che ci faranno felici pronte per essere prese con un tiro dalla superficie stessa.

E non è tutto qui: molto spesso chi inizia con la pesca subacquea vuole tutto e subito. E per questo acquista fucili da pesca subacquea di altissima gamma, i più potenti e più precisi, associati spesso a un costoso computer da polso e a una videocamera, partendo fin da subito con tutto l’armamentario di un pescatore sub super esperto.

E, fornito di tutto questo, spesso il principiante pensa di poter raggiungere quelle stesse prede, a quelle stesse profondità e con le medesime modalità di chi pratica questa attività da anni, o persino da decenni. Il problema è che chi “parte in quarta” in questo modo sottovaluta di parecchio i rischi di questa disciplina, avendone di fatto una visione distorta. Molto meglio, quindi, ripassare prima cosa dice la legge a proposito della pesca subacquea, e quindi capire come pescare in sicurezza.

Pesca in apnea: le norme vigenti

Per la pesca in apnea valgono molte delle norme che sussistono per la pesca in generale, più altre create nello specifico per la pesca subacquea. Ecco quindi che chi pratica la pesca in apnea in mare, così come dichiarato esplicitamente dal DM 6 dicembre 2010, è tenuto a comunicarlo al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) e a ottenere il permesso di pesca in mare, disponibile online. Così come tutti gli altri pescatori, anche chi pesca in apnea è tenuto a rispettare la taglia minima dei pesci.

Il concetto, però, è che a differenza dei pescatori che agiscono dalla superficie armati di canna da pesca, il pescatore sub può effettivamente vedere, spesso in modo molto nitido, il pesce prima di premere il grilletto del fucile. Ecco quindi che in questo caso, vista la concreta possibilità di farlo, il rispetto delle taglie deve essere totale. Trattandosi di pesca sportiva, come per tutti gli altri pescatori sportivi, anche per i pescatori sub vale il divieto di vendita delle prede.

Oltre a queste regole generale, i pescatori in apnea sono tenuti a rispettare delle norme specifiche. Si parte dalla regola essenziale di fondo, ovvero dal divieto assoluto di usare dei dispositivi ausiliari per la respirazione: la pesca subacquea si pratica quindi solo in apnea, senza alcun supporto da parte di bombole. L’articolo 128 Ter della legge 4/2012 “Misure per il riassetto della normativa in materia di pesca e acquacoltura” specifica che è possibile trasportare sul mezzo nautico d’appoggio degli apparecchi di respirazione con una bombola fino a 10 litri di capacità, fermo restando che questa non deve essere usata in nessun modo durante l’esercizio della pesca subacquea vera e propria: il sistema di respirazione deve quindi essere usato solo ai fini della sicurezza del pescatore.

L’unico strumento vero e proprio che aiuta il pescatore nella sua pratica è per l’appunto il fucile subacqueo, il quale però può essere utilizzato solo dai maggiori di 16 anni. Nel caso del sub va inoltre sottolineato in particolar modo il divieto di raccogliere i coralli, i crostacei nonché i molluschi, eccezion fatta per i cefalopodi. Il limite massimo del pescato è quello classico di 5 chilogrammi, «fatto salvo il caso in cui tra le catture vi sia un singolo pesce di peso superiore a 5 kg».

Le multe per chi oltrepassa questo limite, come è noto, possono essere molto salate: fino a 3.000 euro fino a 10 chilogrammi di pescato, fino a 12.000 euro per chi pesca fino a 50 chilogrammi, per arrivare a sanzioni fino a 50.000 euro per chi viene beccato a pescare oltre 50 chilogrammi.

Non va poi dimenticato che la pesca in apnea non è possibile ovunque. Al contrario, ci sono luoghi in cui questa attività non può essere effettuata per nessun motivo. Parliamo del mare che si estende di fronte a delle spiagge frequentate da bagnanti (la pesca è vietata entro i 500 metri da queste spiagge). Ma anche delle vicinanze degli impianti fissi da pesca, dalle reti di posta e dalle navi ancorate all’esterno dai porti: in tutti questi casi è necessario mantenere una distanza minima di 100 metri. Allo stesso modo, è vietato pescare nei luoghi adibiti al regolare transito di barche e navi in entrata e in uscita dai porti. Questo, quindi, per quanto riguarda il “dove” pescare in apnea. Quanto al “quando”, va sottolineato che la pesca subacquea è vietata di notte, o meglio, dal tramonto fino all’alba.

La sicurezza del pescatore in immersione è garantita dall’obbligo di esporre l’apposito segnale, che deve essere presente sull’apposito galleggiante o, in caso di mezzo nautico di appoggio, su di esso, per mezzo di bandiera. Nelle acque italiane è necessario usare una bandiera rossa attraversata da una linea diagonale bianca, di dimensioni sufficienti a garantirne la visibilità a 300 metri di distanza. In acque internazionali, questa bandiera viene sostituita da una bandiera bianca e blu. Per essere in regola, in ogni caso, il sub deve agire all’interno di un raggio di 50 metri dalla bandiera di segnalazione.

Per proteggere sé stesso nonché tutti gli altri, il pescatore non può in nessun caso mantenere il fucile in posizione di armamento quando non si trova in immersione.

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Pesca in apnea in sicurezza

Per pescare in apnea in sicurezza non basta però seguire le norme. É necessario fare qualche passo in più, affidandosi ai consigli e agli insegnamenti di chi pratica questa attività da molti anni. Prima di tutto, soprattutto agli inizi ma non solo, è importante poter contare su una seconda persona, e quindi su qualcuno in grado di prestare soccorso in caso di bisogno. Può trattarsi di un altro pescatore più esperto, di una persona che resta in attesa sulla barca d’appoggio e via dicendo: l’imprevisto e l’incidente è infatti sempre dietro l’angolo, e per una maggiore sicurezza sarebbe quindi necessario affidarsi, per quanto possibile, a un sistema di coppia.

É poi necessario assicurarsi di avere tutta l’energia necessaria per riemergere e, eventualmente, per tornare a riva. Ecco quindi che, quando si pesca lontano dalla riva e non si possiede una barca d’appoggio, può essere certamente utile poter contare su uno seascooter, prezioso per raggiungere lo spot di pesca e per tornare a riva velocemente. E ancora, non è assolutamente da escludere l’uso di sali minerali prima e durante l’attività: si tratta infatti pur sempre di uno sport potenzialmente molto faticoso.

Non bisogna poi scordare mai, in nessun caso, i rischi tipici dell’apnea, a partire dalla Taravana, termine che ci arriva dritto dritto dalla lingua polinesiana, dove significa “pazzia”. Di Taravana si parla già dagli anni Cinquanta: si tratta di una patologia con dei simboli sovrapponibili a quelli della Malattia da decompressione, e quindi disturbi della visione, perdita dell’udito, paralisi, vertigini e, nei casi più gravi, morte. Non si tratta assolutamente di un’evenienza da prendere sottogamba, tutt’altro: tanti, tantissimi sub hanno infatti manifestato danni permanenti a livello cerebrale o spinale.

Questa non è la sede per trattare in modo approfondito un argomento così delicato: il pescatore, per evitare rischi, deve fare molta attenzione ai tempi di recupero i quali, se troppo brevi, possono portare a un pericoloso accumulo di azoto, e quindi alla conseguente formazione di bolle all’interno del sangue. Ecco dunque che i sub che vogliono andare in profondità devono evitare successioni di tuffi troppo veloci.

Di norma, è sempre bene avere dei recuperi lunghi come minimo il doppio rispetto al tempo dell’immersione, senza prolungare mai la permanenza in profondità. Oltre a questo, i consigli degli esperti sono quelli di ridurre la velocità di risalita negli ultimi 10 metri, mantenersi idratati e risalire a glottide aperta, nonchè di effettuare la giusta compensazione sia in fase di discesa che di risalita.

Vogliamo però sottolineare ancora una volta un concetto base: la profondità non è obbligatoria. Anzi, agli inizi è bene restare nei pressi della superficie: branzini, cefali, orate, salpe, pesci serra sono tutti pesci che si possono trovare a pochi metri dalla battigia, entro i 5 metri dalla superficie.

pesca in apnea sub

Le principali tecniche di pesca in apnea

Sulle tecniche di pesca in apnea ci sarebbe tantissimo da dire: ci riserviamo di parlarne in modo più approfondito nelle prossime settimane, con un articolo dedicato esclusivamente a esse. Qui vogliamo sottolineare che, per poter pescare in sicurezza e con efficacia in profondità, è bene conoscere differenti tecniche, da applicare in base alle prede, all’ambiente, alle energie, all’esperienza, alla profondità e vie dicendo. Per praticare la pesca all’aspetto, che prevede di raggiungere il fondo, – solitamente oltre i 15 metri – e di averne abbastanza per aspettare, scoccare, recuperare la preda e tornare in superficie, è per esempio necessaria una grande capacità polmonare.

La pesca all’agguato è invece quella più praticata dagli entusiasti principianti, i quali però nella maggior parte dei casi hanno poca fortuna: per riuscire a catturare una preda con questa tecnica è necessario muoversi in modo fluido e silenzioso per riuscire ad avvicinare il pesce, cosa che è realmente fattibile solo con molta esperienza. Una prestanza fisica non indifferente è utile per la pesca in tana, anche e soprattutto per recuperare le prede più difficili, come per esempio polpi, gronghi o l’ambita cernia: una volta colpita, infatti, questa si intana, richiedendo non pochi sforzi per portarla in superficie, con il sub costretto a effettuare spesso più immersioni a questo scopo.

Pesca in apnea: un po’ di storia

Prima di concludere, vogliamo sottolineare che il pescatore in apnea non è una creatura che ha solcato i mari per la prima volta nel 2020. Si tratta invece di un’attività che affonda le radici piuttosto lontane nel tempo. Va sottolineato per esempio che la pesca subacquea è stata riconosciuta come disciplina sportiva nel 1949, ma che l’uomo ha iniziato ben prima a inoltrarsi a nuoto verso le profondità del mare, per pescare pesci, conchiglie, spugne o perle: per secoli e persino per millenni, insomma, la pesca sub è stata un’attività “lavorativa”, volta a portare in superficie delle merci da consumare o da commerciare. Le tecniche di pesca in apnea sono state quindi migliorate nel tempo, per arrivare a una brusca accelerazione nel ventesimo secolo: gli accessori per la pesca sub sono infatti stati ideati nell’ultimo secolo, con il passaggio da strumenti rudimentali ad attrezzature più efficienti.

La scelta del coltello da sub

Tra gli strumenti fondamentali per il pescatore subacqueo c’è come abbiamo visto il coltello da sub. Si tratta di uno strumento che dà al pescatore la sicurezza non solo di poter svolgere in modo efficace l’attività di pesca, ma anche di farsi trovare pronto in caso di emergenza: si pensi a cosa potrebbe accadere nel caso di un sub che resta impigliato sott’acqua senza avere nulla a portata di mano per liberarsi.

Il coltello da sub, tipicamente posizionato all’altezza del polpaccio ma talvolta legato anche a una tasca dell’equilibratore, permette di immergersi con la consapevolezza di avere con sé uno strumento estremamente versatile. Ma come scegliere il coltello da sub?

Ebbene, come è noto in commercio esistono tanti modelli diversi, che differiscono per la lunghezza della lama, per il tipo di materiale usato, per la tipologia di bordo e quant’altro. Senza ombra di dubbio il principiante dovrebbe optare al compromesso. Questo vuol dire scegliere una lama di lunghezza media, senza andare verso quelle molto lunghe (sui 15 centimetri) né su quelle particolarmente corte (sui 5 centimetri). Quanto al tipo di bordo, può essere utile muoversi verso delle lame che presentano sia una parte seghettata che una parte liscia, per avere la certezza di poter contare sempre sullo strumento adatto (la parte liscia per esempio per sfilettare, quella seghettata per tagliare una cima).

Anche dal punto di vista del materiale ci sono dei requisiti in base ai quali orientare la propria scelta: nella maggior parte dei casi si opta per il classico acciaio inossidabile, tipicamente in grado 304 o 316 (quest’ultimo è particolarmente adatto per l’ambiente marino). Altro materiale da prendere in considerazione è il titanio, resistente alla corrosione, leggero e in grado di mantenere l’affilatura a lungo.

Vuoi migliorare nella pesca in apnea? Continua a leggere il nostro blog: nelle prossime settimane pubblicheremo senz’altro ulteriori post su questo affascinante argomento. A presto!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.
    • Buongiorno Giona,
      in tanti pensano che degli “speciali” fucili da pesca ad elastici o a molla di dimensioni ridotte possano essere usati anche dai minori di 16 anni. In realtà invece l’articolo 11 comma 4 lett. b) del Dlgs 4/0212 punisce con la sanzione amministrativa da 1000 a 3000 euro chiunque sia trovato a cedere “un fucile subacqueo o altro attrezzo simile a persona minore degli anni sedici, ovvero affidi un fucile subacqueo o altro attrezzo similare a persona minore degli anni sedici, se questa ne faccia uso”. Qualsiasi sia il tipo di fucile da sub, questo non può essere affidato a chi ha meno di 16 anni.

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