Tipologie di carena: planante, dislocante o semidislocante?

In quante categorie possiamo dividere le barche che solcano i nostri mari e che possiamo acquistare, nuove o usate? In tantissimi gruppi differenti! Possiamo per esempio separare le barche a vela dalle barche a motore, i natanti dalle imbarcazioni, oppure, perché no, le barche plananti dalle barche dislocanti. Ma se è davvero facile distinguere tra una barca a vela o meno, e se c’è un limite ben preciso stabilito dalla legge italiana tra natanti e imbarcazioni, non è sempre facile distinguere le barche per le tipologie di carena. Le difficoltà sono di due tipi. Prima di tutto, non sono poi tante le persone che sanno con certezza come è fatto una carena planante e come è fatta, invece, una carena dislocante. Poi va sottolineato che ci sono tutte le carene ibride, dalle tipologie semidislocanti in poi, più difficili da riconoscere. Oggi, in ogni caso, vedremo le principali tipologie di carena, spiegando quali sono le caratteristiche peculiari della carena planante, della carena dislocante e della carena semidislocante.

Tipologie di carena: la carena dislocante

La nostra analisi delle principali tipologie di carena per barca parte dalla dislocante. Se dovessimo spiegare a una persona che non ha alcuna conoscenza specifica in fatto di barche, diremmo semplicemente che la carena dislocante è quella del Titanic: parliamo quindi di una barca che non plana, di una carena che navigando sposta l’acqua a destra e a sinistra. La carena dislocante presenta una forma tonda e comporta un forte attrito con l’acqua, spostando una quantità di liquido pari al proprio dislocamento: ne risulta quindi che le velocità non possono essere particolarmente alte. Ma ci sono anche dei vantaggi, in quando la stabilità che si raggiunge con una barca dislocante è massima: se infatti in caso di mare mosso le onde vanno a “colpire” la carena planante, pregiudicando come minimo il comfort di navigazione, con la carena dislocante non si hanno problemi di questo tipo. In sintesi si potrebbe quindi dire che tra le tipologie di carena, quella dislocante è tipica delle lunghe distanze, nonché delle barche a vela, dei pescherecci e di gozzi, e che può essere privilegiata da chi aspira alla più alta stabilità. Non è tutto qui: per sua stessa natura, la tipologia di carena dislocante permette una maggiore capacità di carico, senza andare a compromettere in modo eccessivo le performance della barca. L’accoppiata tipica è con il motore entrobordo.

La barca planante

Ecco la seconda tra le tipologie di carena per barche: la planante, come suggerisce il suo stesso nome, è una carena che “plana”, e che quindi si alza sul filo dell’acqua, che “esce” dal mare. Perché? Semplice: riducendo il contatto con l’acqua si va a ridurre in modo concreto l’attrito che questa esercita sulla carena, così da aumentare la velocità a fronte di un’importante riduzione dei consumi. Si capisce, quindi, che planante nel mondo nautico finisce per essere sinonimo di velocità. In linea di massima potremmo arrivare a dire che una barca dislocante, con una data motorizzazione, può arrivare a una velocità di 20 nodi, spingendo al massimo e con grandi consumi; una buona barca planante, con la medesima motorizzazione, può raggiungere una velocità doppia, con consumi minori. Ma non ci sono solamente vantaggi: la stabilità tipica della carena dislocante è impossibile da raggiungere con una carena planante. A fronte di una maggiore velocità e di una manovrabilità più accentuata, quindi, chi sceglie una barca planante deve fare i conti con una perdita di stabilità, soprattutto con del mare mosso. Se la carena dislocante è tonda, la carena planante è invece tipicamente a V, con dei “pattini” che hanno la funzione di agevolare la planata, e e quindi l’uscita dell’acqua. Non di rado la carena dislocante è perfezionata con trim e flap, per ottimizzare l’assetto (laddove invece nel caso della barca dislocante si può lavorare tutt’al più con i flap, per riequilibrare la barca, per esempio in caso di una distribuzione non omogenea del carico). La barca planante è quindi quella più sportiva, ottima soprattutto per le brevi distanze, non di rado accoppiata con un motore fuoribordo, e rappresenta di fatto una scelta obbligata per le barche più piccole (laddove invece lo scafo dislocante trova molte preferenze per chi ambisce a barche tra i 14 e i 18 metri dalla navigazione morbida).

Da non perdere:   Motore entrobordo ed entrofuoribordo: guida e consigli

 

Il compromesso: la carena semidislocante

Abbiamo parlato delle due principali tipologie di carene per barche. All’inizio abbiamo accennato anche a delle carene ibride, nelle quali muta il rapporto tra spinta dinamica e idrostatica. La carena ibrida più conosciuta è quella semidislocante, che può essere vista come un’ottimizzazione della classica carena dislocante: il risultato è una carena che presenta una minore resistenza all’avanzamento, per raggiungere velocità maggiori con consumi minori, senza però compromettere eccessivamente il livello di stabilità complessiva. Per completezza, va detto che si parla talvolta anche di carene semiplananti, e quindi di carene plananti maggiormente stabili.

Ora sai quali sono le principali tipologie di carene per barca: non ti resta che scegliere quella più adatta a soddisfare le tue esigenze!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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