Natanti, arriva il passaporto digitale

In queste settimane si parla sempre più spesso del passaporto digitale per viaggiare liberamente in Europa, ovvero del certificato verde digitale che – dimostrando che la persona titolare è risultata negativa al test, che è stata vaccinata o che è guarita dal Covid – permette la circolazione sicura tra Paesi. Potrebbe quindi sviare il lancio, proprio in questi giorni, del passaporto digitale per i natanti. Non si tratta, va sottolineato fin da subito, di una nuova trovata del governo, né di una nuova regola per tutte le barche al di sotto dei 10 metri. Niente di tutto questo: il passaporto digitale per natanti è un semplice servizio offerto da una startup, Noima, e che può portare dei vantaggi al singolo diportista, e non solo a lui. Non ci sono quindi leggi o obblighi: il termine “passaporto” è quindi usato in senso lato, senza la pretesa di indicare un documento con un effettivo valore legale. Ma a cosa serve il passaporto per natanti, e a chi conviene farne richiesta? Vediamolo!

La situazione attuale

Perché qualcuno ha sentito il bisogno di proporre un passaporto digitale per natanti? Semplice: perché attualmente i natanti italiani non hanno un’identità. E, per questo motivo, non possono avere una vera e propria protezione. Da questo punto di vista, dunque, tutti i natanti – ovvero tutte le barche con dimensioni inferiori ai 10 metri e non diversamente registrate – possono essere comparati a una bicicletta, a un monopattino. Si tratta di mezzi per degli spostamenti, senza però avere una tracciatura vera e propria come avviene per le imbarcazioni più grandi, per le moto e per le automobili.

Occhio, non si sta dicendo che la normativa italiana presenta una lacuna dannosa ai danni dei proprietari di natanti. Non si tratta di una svista, quanto di un “difetto”, se vogliamo chiamarlo così, del tutto calcolato. I natanti in Italia non devono essere registrati né immatricolati, e questo per dei buoni motivi. Andando a eliminare questi passaggi burocratici di per sé non necessari, infatti, è possibile rendere più accessibile il mondo del diporto, permettendo un avvicinamento al mondo della vela e della navigazione a chi fino a quel momento ha pensato a tutt’altro.

In quest’epoca in cui le facilitazioni sono così ben accolte, insomma, l’assenza di registrazione per i natanti non può essere vista come una semplice lacuna negativa. Ma attenzione: come anticipato, senza un’immatricolazione i natanti non hanno una vera identità. E questo comporta degli aspetti negativi notevoli.

Non avendo identità, infatti, i natanti non possono vantare alcuna reale tutela nei confronti di furti, di manomissioni e di perdite di valore. E non è tutto qui, in quanto, a voler essere pignoli, i natanti non immatricolati non possono accedere alle acque territoriali di determinati Paesi con normative specifiche; ci sono infatti leggi che vietano l’ingresso a barche che non attestano in modo chiaro la proprietà del mezzo.

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Quindi sì, la non obbligatorietà della registrazione della barca assicura dei vantaggi, ma anche degli svantaggi: non essendo registrato, un natante non può essere unico, e non può essere ricollegato in modo diretto a un proprietario che l’ha acquistato.

Ed è per l’appunto qui che si inserisce il passaporto digitale per barche messo a punto dalla startup Noima.

Cos’è il passaporto digitale per natanti

Vediamo quindi cosa è il passaporto digitale per natanti. Si tratta di una tecnologia sviluppata dalla startup veneziana Noima, specializzata di per sé in web reputation e in risk management, nonché in tecnologie blockchain. Questo progetto, nello specifico, si chiama DiportoChain (ma viene presentato con il nome più familiare di “passaporto digitale per natanti”) ed è stato sviluppato in collaborazione con EZ Lab Blockchain Solutions, impresa anch’essa veneta, ma padovana.

DiportoChain è stato presentato nel corso del Salone Nautico di Venezia, che si è tenuto dal 29 maggio al 6 giugno. A partire dalla tecnologia Blockchain, questo strumento permette di rendere sicuri e immutabili i dati inseriti nei registri e relativi a un natante: è il proprietario a decidere quali dati inserire, così da “notarizzarli” in un archivio che non può essere modificato, e che quindi mostra in modo assolutamente sicuro l’identità di una barca. Con il passaporto digitale diventa quindi possibile e anzi facile identificare qualsiasi natante da diporto, andando a tutelare queste barche come mai prima d’ora.

DiportoChain è stato pensato prima di tutto guardando alle esigenze di noleggiatori, di concessionari, di officine di riparazione e di cantieri. Questo strumento è infatti prezioso per tenere traccia di interventi, manutenzioni e migliorie. Ma attenzione, questo strumento che permette di identificare una barca può essere prezioso anche per i diportisti privati, nonché per i circoli nautici e per i porti turistici, nonché infine per le compagnie che offrono un’assicurazione per la barca. Vedremo quale sarà il futuro del passaporto digitale per barca!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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