Alaggio barca: cosa fare e cosa non fare

Le nostre barche, piccole e grandi, a vela o a motore, sono al sicuro quando sono immerse nell’acqua. Lì, cinte e cullate dalle onde, non rischiano nulla – a patto, ovviamente, di starsene distanti dagli ostacoli, e di essere ormeggiate alla perfezione con un impiego sapiente di cime d’ormeggio e di parabordi. Ogni volta che vengono tirate fuori dall’acqua, ogni volta che vengono alate, le nostre imbarcazioni sono invece come dei ‘pesci fuor d’acqua’. Non sono a loro agio, sono esposte a rischi, a graffi, a cadute rovinose, a sfregamenti, a pressioni inopportune. Non è dunque un caso se tutti i diportisti temono il momento dell’alaggio. Qualcuno più, qualcuno meno, tutti guardiamo con apprensione la nostra barca nel momento in cui la tiriamo fuori dalla protettiva acqua e la immettiamo in un mondo pieno di superfici dure, di spigoli e di sporgenze che possono causare grandi guai allo scafo – e non solo. Eppure, non c’è niente da fare: ogni barca deve essere alata almeno una volta all’anno. Per il rimessaggio invernale, per una pulizia con l’idropulitrice, per l’applicazione dell’antivegetativa, per delle riparazioni veloci, per tantissimi motivi diversi. Quello di mantenere sempre a mollo la propria barca, dunque, è solo un sogno: periodicamente è necessario affrontare i costi, i disturbi e anche i rischi dell’alaggio. Per la salute – della nostra barca e nostra – è dunque doveroso organizzare al meglio l’alaggio, eliminando a monte ogni pericolo. E questo vale sia per tutti i diportisti che si rivolgono a un servizio professionale di alaggio, servendosi dunque di gru o di travel lift, sia per quelli che, invece, effettuano l’alaggio in autonomia, servendosi di scivolo, di carrello e di argano manuale.

Alaggio e rimessaggio: perché la barca è a rischio fuori dall’acqua?

Quando pensiamo ad alare la barca e ai rischi che questa operazione comporta ci concentriamo in particolare sulle minacce relative agli sfregamenti o alle botte che possono interessare lo scafo, nonché ai graffi che si possono fare sul gelcoat. Del resto, per avere a che fare con dei microdanni, è sufficiente la minima distrazione durante l’alaggio. Ma qui vorremmo sottolineare il fatto che non sono solamente le superfici appuntite, i granelli di sabbia o le manovre aggressive a minacciare la nostra barca: l’assenza stessa dell’acqua, già di per sé, è un fattore da tenere in considerazione. Sì, perché le barche sono fatte per essere immerse, e quindi per ricevere una spinta idrostatica sulla loro opera viva. È a questo che dovremmo pensare quando aliamo la barca: lo scafo perde d’un tratto una pressione prima costante sul suo dislocamento, e questo è un problema inevitabile. Per correre ai ripari ed evitare deformazioni o stress eccessivi, è necessario evitare di concentrare la pressione in piccoli punti, cercando – sia durante l’alaggio che a livello di invasatura – di distribuire nel modo più omogeneo possibile lo sforzo.

Alaggio della barca con gru: vantaggi, svantaggi e peculiarità

Più diffusa, più semplice e più economica, la gru rappresenta senza ombra di dubbio lo strumento standard per l’alaggio delle barche nei porti e porticcioli. In linea di massima, le gru vengono utilizzate per alare delle barche non troppo pesanti, anche se va detto che, in ogni caso, delle normali gru da porto riescono a sollevare ben oltre le 15 tonnellate. Viste dall’esterno, le gru sono molto più semplici dei più complessi e soprattutto ingombranti travel lift, sui quali torneremo nel prossimo capitolo. Va detto, però, che gli svantaggi delle gru per l’alaggio delle barche non si limitano unicamente ai limiti di peso, che rendono inadatti questi strumenti per la movimentazione degli yacht più pesanti. Un altro contro della gru è costituito dal fatto che l’intera barca viene collegata a un unico gancio. Sì, esistono dei sistemi estremamente diffusi che vanno a creare una sorta di baldacchino intorno alla barca, così da distribuire in modo più sicuro le fasce andranno a sollevarla, ma alla fin fine, il peso della barca andrà a concentrarsi sempre e comunque su un unico gancio collegato al braccio della gru. Questo, ovviamente, porta degli svantaggi notevoli su più fronti. Controllare precisamente i movimenti della barca, essendo questa ancorata a un solo punto mobile, non è facilissimo. Ma non è tutto qui: per quanto si possano impiegare degli appositi bilancini per indirizzare, allontanare e regolare i punti di aggancio, si avrà sempre a che fare con un’operazione meno stabile rispetto a quella offerta dai travel lift.
Questi svantaggi vengono sottolineati soprattutto durante l’alaggio delle barche a vela, le quali hanno infatti a che fare con l’ingombro dell’albero e delle sartie. Il fatto di mollare il paterazzo non mette completamente al sicuro l’imbarcazione: un contatto con le sartie, oltre a danneggiare queste ultime, potrebbe infatti andare a sbilanciare l’intera barca, con conseguenze talvolta drammatiche.

Alaggio della barca con travel lift: vantaggi, svantaggi e peculiarità

Tutti conoscono i travel lift, per il semplice fatto che questi strumenti non possono passare inosservati. Va detto che i travel lift non possono essere usati in tutti i porti, in quanto, per poterli mettere in funzione, è necessario poter contare su un apposito bacino di alaggio. Le gru, invece, possono agire semplicemente dalla banchina. I travel lift, di fatto, sono costituiti da una grande e robusta impalcatura movimentata attraverso quattro ruote, con 4 colonne verticali e tre assi orizzontali a livello superiore, così da poter alare senza problemi anche le barche a vela. Nella maggior parte dei casi i travel lift hanno 4 ruote sterzanti, le quali talvolta possono offrire un sistema di sterzatura a 90 gradi per effettuare delle manovre estremamente precise. La portata dei travel lift è variabile, ma può raggiungere in genere delle vette che le normali gru da porto non possono nemmeno sognarsi.
Come si può immaginare, una volta sollevata da questa grande impalcatura mobile, la barca è al sicuro, essendo di fatto immobilizzata. Non abbiamo più a che fare con un unico gancio che sorregge l’intera barca, né con un baldacchino oscillante, quanto invece con due fasce saldamente attaccate a quattro punti diversi della struttura.
Il funzionamento è semplice: la barca entra nell’apposito bacino di alaggio, il travel lift avanza al di sopra della barca, cala le due fasce in acqua e regola la loro posizione – grazie alla possibilità di allargare o stringere gli argani posizionati sugli assi superiori. Una volta sollevata dolcemente la barca, il travel lift si allontanerà dal bacino di alaggio, andando poi a posizionare la barca nel luogo deputato. Ovviamente il costo dell’alaggio con travel lift è più alto rispetto a quello effettuato con una più semplice gru, e cambia in base alle dimensioni della barca.

alaggio barca rischi

Cosa controllare al momento dell’alaggio

Come preparare una barca all’alaggio con gru o con travel fit? Per prima cosa è necessario mettere al riparo tutto quello che potrebbe rovinarsi durante l’alaggio, nonché tutti gli oggetti che potrebbero intralciare l’operazione, a partire dallo scafo. Via tutti gli eventuali sensori, dunque. Ma non è tutto qui, in quanto non è solo l’opera viva a essere esposta a rischi durante questa operazione. Anche a livello della coperta, infatti, è meglio smontare e mettere al riparo tutti gli oggetti sporgenti e fragili, come tendalini e cappottine, pannelli solari e via dicendo.
Fatto questo, è certamente il caso di passare all’analisi delle fasce che solleveranno la barca. Ancora prima di pensare a dove queste dovranno essere posizionate, è sicuramente il caso di osservarle per bene: prima di tutto, è necessario sincerarsi che siano in perfetta forma, e quindi pronte per sorreggere la barca. In secondo luogo, devono essere pulite. Dei granelli di sabbia, per fare un esempio, potrebbero andare a graffiare il gel coat.

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A questo punto è necessario posizionare le fasce, di modo che possano alzare la barca senza danneggiarla e, ovviamente, tenendola in perfetto equilibrio, senza rischiare rovinose e tragiche cadute. Certo, gli addetti portuali dovrebbero sicuramente sapere fare il loro lavoro, e quindi essere in grado di posizionare le fasce nel posto giusto a occhi chiusi. Nonostante questo, è sempre meglio controllare ogni dettaglio: stiamo pur sempre parlando della nostra amata barca!In linea generale, molte barche hanno dei luoghi prestabiliti in cui posizionare le fasce per l’alaggio, così definite dagli stessi costruttori – che talvolta arrivano persino a segnalare i punti precisi a livello della falchetta. In assenza di indicazioni – o magari in presenza di una gru che, per grandezza del bilancino, non permette di posizionare le fasce esattamente lì dove prestabilito – si rende necessario trovare da sé la posizione migliore. A questo punto è ovviamente obbligatorio tenere in considerazione tanti fattori e ostacoli, come la ciglia, lo skeg, l’asse dell’elica e così via. In ogni caso, una fascia dovrebbe essere posizionata a pruavia della chiglia, senza però esagerare, così che questa non rischi di scivolare verso prua quando messa in tensione. L’altra, invece, dovrebbe essere passare sotto al motore.

L’alaggio della barca con il carrello

argano manuale carrello

Nel caso delle imbarcazioni più piccole, e soprattutto nel caso della possibilità di approssimarsi a uno scivolo – non certo molto diffusi lungo le nostre coste di mari e laghi — è possibile alare la barca direttamente con il proprio carrello, aiutandosi con il prezioso argano manuale. In primo luogo, è necessario accertarsi di avere un argano manuale sufficientemente potente: in base al diametro del cavo e alla stessa fattura dell’argano a trazione manuale, infatti, cambia la sua portata massima.
Ma come si fa ad alare una barca con il carrello portabarca? Ebbene, questa operazione presenta alcune piccole difficoltà, ma in linea generale, seguendo le regole del caso, è abbastanza semplice da eseguire.
Per prima cosa, è necessario controllare molto bene lo stato del scivolo: non è raro ritrovarsi ad avere a che fare con delle colate di cemento rovinate e maltenute, coperte in alcuni tratti da alghe e da muschio, così da rendere la superficie tutt’altro che favorevole a una risalita confortevole. Analizzando per bene lo scivolo si potrà capire fino a dove ci si potrà spingere con la propria automobile per alare la barca. In questo passaggio si dovrà ovviamente tenere in considerazione sia il peso della barca che la presenza di due o quattro ruote motrici: un’automobile con trazione integrale difficilmente incontrerà delle difficoltà su uno scivolo in condizioni normali o persino mediocri, laddove invece basterà poco per far slittare una macchina con la sola trazione anteriore. Non è da escludere, in ogni caso, l’utilizzo dell’eventuale verricello dell’automobile per facilitare l’operazione, agganciando il cavo a qualcosa di stabile a 10 o 20 metri di distanza.
Fatte queste considerazioni, è possibile iniziare con l’alaggio della barca. Procedendo con attenzione in retromarcia, si dovrà far scendere il carrello dalla rampa – avendo cura di togliere l’eventuale supporto posteriore per targa e fari. Questa operazione deve essere fatta con calma e con le manovre opportune, in modo da ritrovarsi sulla rampa con un treno ben allineato, così da permettere un alaggio agevole. A questo punto la barca dovrà essere portata in prossimità della rampa e quindi invasata nella parte centrale dei rulli del carrello immerso. A questo punto – procurandosi una cima di sicurezza in caso di emergenza – è possibile attaccare la cinghia dell’argano manuale al golfare di prua e poi azionare l’argano, così da alare delicatamente la barca sul carrello, complici i rulli che faranno scorrere la barca.
È importante ricordarsi di non pretendere di ultimare la regolazione della barca sul carrello sullo scivolo: una volta assicurata la barca provvisoriamente, sarà invece utile portare l’automobile sul piano, e solo lì, con gli ultimi giri dell’argano manuale, portare l’imbarcazione in posizione. A questo punto si dovrà provvedere a stabilizzare la barca con due o più fasce, così da poter procedere al trasporto senza rischi.
È importante verificare che il peso della barca sia distribuito in modo corretto: la maggior parte deve essere sostenuto dalla chiglia, che è la parte più solida dell’intero scafo; ovviamente la barca non deve essere inclinata, per non andare a sforzare una parte dello scafo sui rulli.

I rischi e le precauzioni aggiuntive per l’alaggio della barca

Abbiamo visto quali sono le modalità con cui è possibile effettuare l’alaggio della propria barca, e abbiamo accennato anche ai rischi cui si va incontro durante questa operazione. Preparando tutto al meglio, rimuovendo le parti sporgenti e posizionando nel modo giusto le fasce (precedentemente pulite per eliminare eventualmente sabbia o sassolini) è possibile procedere con una relativa sicurezza. Ma è sempre bene prendere tutte le precauzioni del caso, assicurandosi quindi per esempio che il cantiere al quale ci si rivolge per l’alaggio della propria barca sia disposto a risarcire in caso di danni: per questo motivo i cantieri più affidabili sono quelli che possono vantare già a monte delle speciali polizze assicurative a coprire eventuali danneggiamenti durante le operazioni di alaggio delle barche dei clienti. Possiamo quindi dire che è buon norma controllare queste polizze e le varie postille prima di affidare la propria barca al cantiere.

E nel caso di alaggio fai da te con carrello? Ebbene, in tal caso è bene prestare sempre la massima attenzione, e tenere sempre del gelcoat e dello stucco da parte per sistemare eventuali graffi dovuti a piccole disattenzioni!

L’alaggio della barca, se fatto bene e con le opportune attenzioni, non è insidioso: l’importante è procedere con cautela e pazienza!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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