Come eliminare i graffi dalla barca?

Quando si parla di barche, difficilmente un danno estetico è solo tale. Nella maggior parte dei casi, infatti, dietro a un difetto di ordine estetico, per grande o piccolo che sia, ci sono delle conseguenze anche per l’aspetto tecnico – e quindi funzionale – dell’imbarcazione. Tutto questo vale anche per lo scafo: i graffi e le piccole ferite, dovute ai più disparati e leggeri contatti, non sono solo degli elementi che colpiscono l’occhio – e il cuore – dell’armatore. No, possono anche compromettere la tenuta stessa del rivestimento e quindi, a lungo andare, la salute dello scafo, e quindi della barca.

Una volta all’anno, dunque, è decisamente il caso di dare un’occhiata alla propria barca, andando a ricercare eventuali graffi o danneggiamenti lungo lo scafo. Il momento perfetto per fare questa operazione è in generale quello del rimessaggio invernale, nel momento in cui la barca viene tirata a secco per essere pulita e per ricevere la sua dose di manutenzione annuale: una volta liberate da tracce di sale, di sabbia e di alghe, infatti, le carene si mostreranno chiaramente ai nostri occhi, così da non lasciarci scappare nessun graffietto, nemmeno il più piccolo. Diversamente, armati di gelcoat e di pasta abrasiva del tipo polish professionale, è possibile intervenire sulle leggere scalfiture dello scafo a inizio stagione, subito prima di dare l’antivegetativa.

Oggi giorno, come è noto, la maggior parte delle barche è realizzata in vetroresina, ed è dunque su questo materiale che si trova a lavorare il grande numero di diportisti intenti a eliminare righe, graffi e graffietti. Va peraltro sottolineato che la vetroresina, essendo una particolare resina rafforzata di fili di vetro compattati tra loro, rende le piccole operazioni di manutenzione piuttosto semplici ed efficaci: questo peculiare materiale, infatti, garantisce un’ottima aderenza dei materiali di riparazione, e non abbisogna dunque né di competenze né di accessori professionali.

Riparazione graffi barca: alla scoperta del gelcoat

Come detto, la maggior parte delle barche da diporto presenta uno scafo in vetroresina. Come (quasi) tutti sanno, a proteggere il vetroresina e a renderlo impermeabile c’è il gelcoat, alleato maximo degli armatori. Prima di imbarcarsi in una guida dedicata alla rimozione delle righe e dei graffi dalle barche, dunque, è di fondamentale importanza chiarire il ruolo di questo particolare prodotto: sui forum del settore non si contano infatti le domande su questo argomento. Qualcuno si domanda a cosa serve, altri si interrogano sulla differenza tra questa resina e le varie paste polish, e altri ancora scoprono d’un tratto che sì, sulla propria barca, effettivamente, è già presente fin dal principio uno strato di gelcoat!

Facciamo dunque chiarezza. Il gelcoat è un particolare prodotto chimico, un gel a base di resina che viene utilizzato per rivestire praticamente tutti – o quasi – gli oggetti in vetroresina. Questi ultimi, di per sé, non vantano infatti una grande protezione nei confronti degli agenti esterni; una barca in vetroresina senza gelcoat risulterebbe dunque alla mercé dell’acqua, degli agenti marini e di quelli atmosferici, contro i quali sarebbe praticamente indifesa.

Come vedremo qui sotto, il gelcoat, usato a mo’ di stucco, può essere utilizzato per riparare e per riportare a nuovo il nostro scafo. Nel nostro negozio online di articoli per la nautica, per esempio, il gelcoat è presente in varie forme, dallo stucco bicomponente al gelcoat spray, passando per quello gelcoat pennellabile.

Ora che abbiamo abbiamo visto cosa è nel concreto il gelcoat, possiamo imparare a utilizzarlo per riparare la nostra barca, eliminando gli antiestetici graffi.

Eliminare i graffi superficiali della barca

Non sempre, per fortuna, si ha a che fare con dei graffi profondi, dovuti a dei veri e propri contatti. Molto spesso si ha infatti a che fare con delle righe leggere, che si limitano quasi esclusivamente a un problema di ordine estetico. Per ridare lustro alla propria barca e per accertarsi che l’acqua non penetri arrivando a peggiorare il problema, è necessario munirsi di una pasta abrasiva stile polish – che puoi trovare in vari formati sul nostro negozio di nautica online.
Come procedere? Dovrai prima di tutto pulire la zona e poi distribuire la pasta abrasiva: in base ai graffi da sanare potrai usare una pasta vera e propria – come la pasta abrasiva e Polish professionale di Autosol Marine Shine – o una pasta abrasiva in forma fluida – come la Linas Fuid M di Silpar TK – pensata appositamente per le rigature più leggere.

Non sempre, però, ci si ritrova ad avere che fare con delle righe leggere e superficiali. Spesso, purtroppo, si scorgono sul proprio scafo dei graffi profondi alcuni millimetri. In questi casi, l’applicazione del solo polish professionale non è più sufficiente.

cancellare graffi barca gelcoat

Come eliminare i graffi più profondi dal gelcoat

Come detto, non sempre il polish professionale è bastante per risanare uno scafo. Talvolta i graffi sono più consistenti. Non bisogna però angustiarsi eccessivamente, perché anche in questo caso esiste una soluzione efficace e diciamolo, non troppo complessa.

Ipotizziamo, dunque, di avere un gelcoat in buono stato, ‘macchiato’ però da un vistoso graffio, profondo due, tre o quattro millimetri. Ipotizziamo anche di aver appena tirato a secco la nave per il rimessaggio invernale, e di poter dunque intervenire in modo estremamente comodo. Come procediamo? Per prima cosa, ovviamente, andiamo a lavare per bene lo scafo, con particolare attenzione per la zona circostante il graffio. Fatto questo, come dei bravi carrozzieri, andiamo a circoscrivere la parte danneggiata, con del nastro da carrozziere – o con del normale nastro gommato. I più pignoli useranno, oltre al nastro, pezzi di nylon o di carta, così da proteggere il resto della carena.

A questo punto, si procederà con la pulizia della ferita, partendo con una carta abrasiva a grana piuttosto grossa. Con una carta 300-350 si inizierà dunque con il lavorare il graffio e i bordi esterni, così da approntarlo alla riparazione. La zona circostante, invece, dovrà essere levigata con una carta ad acqua a grana più sottile e delicata, e quindi superiore al 400. In questo modo, lo scafo sarà più ricettivo, garantendo una buona tenuta del gelcoat.

La preparazione dello scafo è finita. A questo punto, si può passare al gelcoat. Come, anticipato, sul nostro e-commerce esistono diverse tipologie di gel che puoi utilizzare per riparare la tua barca in vetroresina, a partire dal bicomponente già pronto all’uso. Per essere certi di non lasciarti alcun dubbio, qualunque sia il prodotto che deciderai di acquistare, in questa sede descriveremo l’utilizzo del gelcoat classico, che va dunque preparato qualche istante prima dell’applicazione.

Come si prepara il gelcoat? É necessario avere a disposizione un piccolo contenitore – per riparare un graffio di 4 millimetri, infatti, non servirà tanto gel. Qui andremo a inserire un cucchiaio circa di gelcoat, al quale andremo ad aggiungere una quantità minima, praticamente una punta di cucchiaio, di paraffina. In linea generale, la paraffina dovrebbe essere circa il 20% del gelcoat: su 100 grammi di gel, dunque, andremo ad aggiungere 20 grammi di paraffina, la quale ha lo scopo di togliere la tipica ‘viscosità’ del gelcoat classico (in molti casi la paraffina è già presente del prodotto). Fatto questo, si dovrà aggiungere il catalizzatore: ne basta pochissimo, all’incirca il 2%.

Da non perdere:   Come proteggersi dal sole in barca: le tre mosse giuste

A questo punto, non c’è tempo da perdere: a partire dal momento in cui il catalizzatore viene mescolato con il gel, infatti, abbiamo pochi minuti a disposizione prima di avere a che fare con una pasta dura e ingestibile. Per dei graffi di dimensione ridotta, però, il tempo di asciugatura è sufficientemente ampio per portare a termine il lavoro senza grossi problemi.

Il gelcoat così preparato va applicato direttamente all’interno del graffio, utilizzando o un piccolo pennello – il quale deve essere perfettamente pulito – oppure una spatola estremamente stretta (tanto che c’è chi utilizza regolarmente dei cacciaviti piatti per eliminare i graffi). In questa fase non bisogna essere tirchi: il graffio deve essere completamente ricolmo di stucco, il quale deve anzi superare vistosamente la superficie. Il passo successivo, infatti, sarà quello di togliere con attenzione il gelcoat di troppo, non appena quest’ultimo sarà perfettamente asciutto.

Arrivati qui, potremo procedere con la levigatura. Non serve certo sottolineare che il lavoro diventa molto più comodo e veloce con una levigatrice elettrica orbitante. In caso contrario, sarà necessario procedere a mano, non risparmiando energie ma, allo stesso tempo, stando ben attenti a non esagerare. Cominceremo questa fase con la stessa grana ‘grossa’ con cui abbiamo levigato il graffio in principio, per poi passare alla carta ad acqua di grana 400.

Qui, continuando a bagnare l’area da trattare con abbondante acqua dolce, dovremo andare a levigare fino a quando la superficie della riparazione sarà pareggiata a quella circostante. A questo punto, inizierà il lento ma indispensabile ‘affinarsi’ delle carte abrasive. Si passerà infatti via via a delle carte con una grana sempre più sottile, per eliminare tutti i segni della lavorazione: dapprima, dunque, ci metteremo al lavoro con una carta grana 600, e quindi ripeteremo con una 800, e quindi con una 1.000. Di volta in volta, la nuova carta andrà a eliminare i segni e le linee lasciate dalla lavorazione precedente, fino ad arrivare alla passata finale con una carta con grana sottilissima, 1.200, la quale richiederà un utilizzo continuo di acqua dolce.

L’intervento è quasi giunto al termine. Per ultimarlo, infatti, non serve ormai fare altro che lucidarlo. E qui si ritorna ai vari prodotti del tipo polish professionale e lucidanti per gelcoat. Per eliminare l’eventuale alone intorno alla zona di lavorazione, per esempio, può aiutare il gelcoat spray per il ritocco di Silpar Tk.

Talvolta, però, i graffi sono ancora più profondi. Come fare in questi casi? Quando dei contatti creano delle fenditure nel gelcoat che superano i 5 millimetri, è necessario avere un approccio leggermente diverso. In queste situazioni, infatti, diventa più difficile compiere questa operazione in un unico passaggio.

Molto meglio, invece, dividere l’applicazione del gelcoat in due momenti distinti Dapprima andremo a riempire con cura solo la profondità della ferita, utilizzando una miscela del solo gelcoat e del solo catalizzatore, senza l’aggiunta della paraffina – ovviamente è possibile procedere in questo modo solo con il gelcoat classico, e quindi non già preparato dal produttore.

Così facendo, dopo una ventina di minuti, si avrà un graffio solo superficiale da eliminare, potendo contare su un fondo molto appiccicoso – il gelcoat senza paraffina – che accoglierà senza problemi un nuovo e abbondante strato di stucco – stavolta realizzato con paraffina. Una volta asciutto, si procederà come sopra con la levigatura e con la lucidatura.

Prevenire è meglio che curare

Abbiamo visto come eliminare i graffi dalla barca, siano essi superficiali o più profondi. Non vogliamo certo dire che questo tipi di lavoro sia particolarmente noioso o costoso, ma allo stesso tempo siamo sicuri che praticamente tutti abbiamo di meglio da fare che metterci a riparare il gelcoat della barca! E si dà il caso che l’unico modo per evitare di dover eliminare i graffi dalla barca – e fare a meno di dover pagare qualcun altro affinché lo faccia al caso nostro – è tutelare al meglio il nostro scafo. E si sa, a venire in nostro aiuto in tal senso sono prima di tutto i parabordi.

Parliamo prima di tutto dei parabordi barca classici, da legare alle battagliole con gli appositi ganci per parabordi, sia di quelli speciali, pensati di volta in volta per proteggere la prua, la poppa o le plancette.  Ma non è tutto qui: a provocare dei danni al gelcoat possono essere le nostre manovre maldestre, o alcune attività fatti di fretta.

Pensiamo per esempio a cosa può fare un’ancora che batte contro la prua, o a quanti danni si possono fare durante una alaggio o durante un varo frettolosi. In tutti i casi, non c’è dubbio, prevenire è meglio che curare, per il nostro tempo e per il nostro portafoglio!

Eliminare graffi barca

Come riportare alla luce un gelcoat opaco

In questa guida ci siamo concentrati sull’eliminazione dei graffi e dei danni evidenti allo scafo. Va però detto che la manutenzione del gelcoat non si limita alla riparazione delle ferite: molto spesso ci si scontra con dei rivestimenti che, seppur sani e senza graffi, si presentano opachi. Non c’è da stupirsi: l’azione del sole e degli agenti atmosferici, infatti, finisce con il togliere lo smalto iniziale al gelcoat.

È dunque possibile optare per una lucidata complessiva dello scafo, la quale di fatto riprende in maniera più leggere ed estesa quanto abbiamo già visto qui sopra. Ci si armerà dunque di una carta abrasiva ad acqua estremamente leggera e, possibilmente armati di levigatrice orbitante, si procederà carteggiando l’intera opera morta. Quando si sarà levigato tutto quanto, sarà possibile riportare lo scafo al suo originale splendore, utilizzando dapprima della pasta abrasiva tipo polish, e poi, come ultima rifinitura, stendendo una mano di cera lucidante.

Di tanto in tanto, una tale operazione può ridare brio alla barca. Va però detto che questo lavoro non sostituisce una verniciatura vera e propria, la quale resta un’operazione più specifica, più lunga e anche più efficace.

Bene, ora sei pronto a dare un’occhiata allo scafo della tua barca per cercare eventuali righe, graffi e fenditure da riparare. E, già che ci sei, non farti scappare eventuali segnali di osmosi: i proprietari di barche in vetroresina, infatti, dovrebbero sempre stare attenti a intercettare in tempo questo pericoloso fenomeno degenerativo, che può essere interrotto solo se intercettato fin da subito.

Buon lavoro!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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