La manutenzione dell’albero della barca a vela

L’albero della barca a vela: è lui, alto e slanciato, il mezzo di propulsione della nostra imbarcazione. Ed è per questo che l’attenzione che poniamo nella sua pulizia, nella sua manutenzione e nella sua regolazione, in fondo in fondo, non è mai troppa. Il problema, però, è che l’albero è spesso fuori dal nostro raggio visivo. Mentre camminiamo sul nostro ponte ci accorgiamo subito di un certo punto del teak danneggiato, così come, mentre fissiamo i parabordi prima avvicinarci alla banchina, notiamo subito i segni degli sfregamenti passati. Certo, tutto questo è proprio davanti allo sguardo, e bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene. Per quanto riguarda l’albero della barca a vela, invece, le cose sono leggermente diverse. Sì, perché la maggior parte del rigging è troppo lontano per essere ‘visto’. I difetti dell’albero e del sartiame, insomma, raramente si ‘vedono’: nella maggior parte dei casi, infatti, si ‘cercano’, e purtroppo si trovano. Per non dover spendere soldi inutilmente, per avere sempre una barca sicura, veloce e facile da condurre, diventa dunque necessario preoccuparsi della manutenzione dell’albero della barca a vela, programmando degli interventi di manutenzione ordinaria e degli interventi straordinari – quelli che spaventano quasi tutti i diportisti, e che prevedono di mettere a terra l’albero. Ed è proprio di tutte queste cose che parleremo in questa lunga guida dedicata alla manutenzione del rigging e del sartiame: da una breve introduzione al mondo degli alberi passeremo ai vari step della loro manutenzione, fino ad arrivare, in ultimo, alla loro verniciatura. Sei pronto per rimettere a nuovo l’albero della tua barca?

Il materiale dell’albero: alluminio e carbonio

Un tempo l’albero era costituito in legno, a partire dalla lavorazione di un singolo albero. Ora, invece, gli alberi delle barche a vela sono realizzati con materiali molto più leggeri, come l’alluminio e il carbonio. Non serve certo sottolineare che, tra questi due materiali, cambiano i costi, le caratteristiche, le performance e anche, in parte, la manutenzione. Sbaglia, però, chi pensa che gli alberi in carbonio siano materiale esclusivo delle sole barche da regata. Certo, questo materiale, studiato inizialmente nel settore dell’ingegneria aerospaziale, ha il pregio di poter aumentare la velocità, dote fondamentale per i regatisti. Ma non è tutto qui: il carbonio permette di realizzare un albero in un unico pezzo, qualsiasi sia la sua lunghezza, con le fibre che lo attraversano da cima a fondo senza interruzione. Anche le barche fast cruiser, insomma, possono trarne grandi vantaggi. Si pensi cosa vuol dire navigare con un albero più leggero: il baricentro si sposta verso il basso, lo sbandamento laterale viene ridotto, così come risultano ridimensionati anche beccheggio e rollio. Non si parla, dunque, solamente di più velocità, ma anche potenzialmente di maggiore comfort a bordo, nonché, in definitiva, di minore stress per l’albero stesso e per tutte le componenti a esso collegate.
Per ora, nonostante questo, la maggior parte degli alberi resta comunque in alluminio. E non è un caso: questo materiale costa infatti molto meno rispetto al carbonio. Gli alberi in alluminio sono costruiti attraverso uno stampo e per quelli più lunghi sono necessarie delle inevitabili saldature.

Albero barca a vela: la manutenzione

Le caratteristiche del sistema albero

Ovviamente le caratteristiche distintive dell’albero di una barca non si fermano al solo materiale utilizzato per il pilone. Si pensi per esempio al posizionamento di questo elemento, il quale può ergersi sulla coperta o essere passante, e quindi coinvolgere anche la sentina – configurazione, questa, sotto tanti punti di vista ottimale. Ma il rigging, il sistema albero, non è certo costituito dal solo estruso in carbonio o in alluminio. Ci sono ovviamente tutte le sartie, gli stralli, il paterazzo e i volanti, insomma, tutte le manovre che servono per sostenere l’albero (le manovre fisse) e per regolare le vele (le manovre correnti). Le stesse sartie possono essere di tipologia diversa. Quelle in cavo spiroidale, per esempio, vanno sostituite circa ogni otto anni, mentre invece quelle in tondino hanno una durata minore, che non dovrebbe in ogni caso superare i sei anni, per non rischiare troppo (se infatti è possibile individuare uno stato d’usura di un cavo spiroidale, questo non accade con i tondini, la cui rottura non può che arrivare improvvisa). E ancora, il sartiame può essere continuo, e quindi continuare ininterrotto dalla landa alla cima dell’albero, superando le varie crocette; o può essere discontinuo, interrompendosi a ogni crocetta, così da comportare l’utilizzo di appositi terminali e di arridatoi. Non si può dunque nemmeno trascurare il fatto che il numero delle crocette di un albero è variabile, e lo è la loro stessa forma, con crocette dritte o crocette ricurve. E ancora, l’albero può essere ‘standard’ o può essere frazionato, presentando dunque l’attacco dello strallo non in testa, ma più in basso, così da avere – a seconda dei casi – un armamento frazionato a ¾, a 7/8 e via dicendo.

I nemici delle sartie: lo stress e la corrosione

Spesso non ci si pensa, ma lassù, sopra alle nostre teste, le manovre fisse sono messe, uscita dopo uscita, a dura prova: una scarsa manutenzione determina non a caso un aumento del rischio di cedimenti. Il peggior nemico del sartiame, infatti, è proprio lo stress, e dunque l’affaticamento causato dalla tensione. Non tutte le sartie, del resto, reagiscono allo stesso modo allo stress. Nel caso dei cavi spiroidali, l’affaticamento si può manifestare ovunque, con una più alta probabilità di incontrare un filo rotto a livello delle impiombature. Nel caso dei cavi a tondino, invece, il punto che tende a crollare prima di tutti gli altri è quello della testa: questi elementi sono infatti sottoposti a uno stress continuo, il quale deve essere supportato da un alloggio perfetto e da una certa elasticità complessiva.

A minacciare le sartie, però, non è solo lo stress. Oltre alla tensione continua, infatti, bisogna tenere in considerazione anche al corrosione, un fenomeno che, alla lunga, può erodere pericolosamente il materiale. Le cause della corrosione dell’albero e delle sue componenti possono essere tante e diverse, a partire, per esempio, dalle fughe elettriche. Per correre ai ripari e per prevenire la corrosione – che si manifesta con delle punteggiature inequivocabili – si rende necessario pulire spesso il sartiame, tenendo controllato ogni elemento, con particolare attenzione a perni e terminali. Per stare tranquilli, si consiglia di smontare i tenditori almeno una volta all’anno, procedendo con una pulizia e con un’ingrassatura dei filetti. Va sottolineato che la corrosione – che si manifesta come anticipato a puntini – non va confusa con il caratteristico crearsi della patina patina giallo sporco che si forma sui materiali inossidabili, la quale scompare con un colpo di panno.

manutenzione albero barca a vela

Sostituire le sartie

Per tutte le barche, va detto, arriva prima o dopo il momento di sostituire le sartie. E di certo il momento migliore è quello che coincide con la manutenzione complessiva dell’albero della barca a vela, ancora meglio nel caso in cui questo venga messo a terra, come vedremo tra poco. Ma quando si rende necessaria la sostituzione del sartiame della barca a vela? Dipende dal tipologia di cavi e dall’utilizzo della barca. Nel caso di cavi in spiroidale di barche da crociera usate regolarmente ma non eccessivamente, il sartiame dovrebbe essere sostituito più o meno ogni 15 anni, partendo dal presupposto che di fronte a un utilizzo – dunque a uno stress – maggiore sarà necessario ridurre questo periodo. I cavi in tondino, invece, andrebbero cambiati più di frequente, ogni 10 anni circa. Certo, lo sappiamo: tutti conosciamo armatori che non sostituiscono le sartie da almeno 20 anni. Si tratta però probabilmente di barche usate poco, che navigano in acque tranquille, e che dunque effettivamente possono vantare su sartie in relative buone condizioni. Va però sottolineato che nessuno vorrebbe trovarsi all’improvviso con una rottura di una cavo in tondino!

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Per sostituire le sartie è necessario procedere allo smontaggio completo dei vecchi cavi e di tutti gli altri componenti del sistema albero e di inviare il tutto al cantiere specializzato che si occuperà di realizzare il nuovo sartiame: con i vecchi cavi, e con l’eventuale piano originale delle sartie (che ci si può far inviare dal produttore) realizzare i nuovi cavi sarà relativamente facile!

La pulizia della canaletta dell’albero per il benessere della randa

Sarà capitato anche a te di vedere, sulla tua barca o su quella altrui, delle pieghe molto evidenti sulla randa. Ci si può abituare a questi segni poco estetici, tanto da non notarli quasi più. Il problema, però, è che non si tratta semplicemente di righe antiestetiche: una randa con queste pieghe è una vela che non lavora bene, in quanto i propulsori di una barca a vela, per dare il massimo, devono essere perfettamente lisci.
Le cause di queste pieghe possono essere due. Il colpevole potrebbe essere per esempio individuato nell’allungamento esagerato della drizza. Non ci si deve stupire, in quanto anche le migliori drizze comportano un certo periodo di assestamento. Si tratta, dunque, di un caso del tutto normale, che non deve essere interpretato male: l’importante è che l’allungamento non sia stato imposto da una sollecitazione eccessiva, tale da compromettere l’elasticità del cavo.

Non sempre, però, è possibile individuare il responsabile della drizza. Altre volte, a determinare le pieghe della randa, è l’albero stesso, o meglio, sono i garrocci che non lavorano bene. E questo accade, ovviamente, quando non scorrono perfettamente nella canaletta dell’albero, andando a esercitare una pressione sulla vela che, in realtà, non dovrebbe esistere. E non è certo colpa dei garrocci in sé: in assenza di rotture, infatti, non è necessaria la loro sostituzione. Sarà invece necessario pulire per bene la canaletta di scorrimento, così da permettere una corsa senza problemi degli elementi lungo la loro rotaia, facilitata da una generosa lubrificazione. Grazie a questo intervento, le pieghe a livello della randa potranno scomparire, e risulterà d’un colpo molto più agevole anche ammainare la vela.

Albero a terra

Il disalberamento, la messa a terra dell’albero, è un’operazione che desta sempre parecchia ansia. I fattori da tenere in considerazione sono infatti tanti. Prima di tutto, che metodo usare? La tua barca è abbastanza grande da richiedere l‘intervento di una gru, o è abbastanza piccola da potersi accontentare di un intervento fai da te? Meglio posizionare una capra a poppa, o posizionare un membro forzuto dell’equipaggio a ‘ricevere’ l’albero in discesa? Scartando da subito questa ultima opzione, ecco alcune risposte. Organizzandosi bene, con una capra a poppa – ovvero con un’impalcatura atta a intercettare l’albero a fine rotazione – e con le debite cime per vincolare la discesa, seguendo tutti i passaggi giusti, è fattibile per una barca dagli 8 metri in giù. Da quelle dimensioni in su, invece, è assolutamente consigliabile rivolgersi all’intervento di una gru, e quindi eventualmente all’assistenza di professionisti esperti. Certo, un intervento di messa a terra con la manutenzione totale del sartiame non è economico, richiedendo anche qualche migliaio di euro. In ogni caso a prescindere dalla modalità utilizzata, ogni armatore dovrebbe mettersi il cuore in pace, e decidersi a mettere a terra l’albero almeno una volta ogni tre, massimo quattro anni, per poter fare un check up davvero completo. Certo, armati di bansigo, di cime, di moschettoni e di scale – nonché di scarpe con un ottimo grip ed eventualmente di ginocchiere – è possibile fare la manutenzione ordinaria dell’albero, ma solo mettendo in verticale si riesce a vedere davvero tutto il necessario e avere accesso a tutti i componenti.

manutenzione rigging barca a vela

La pulizia e la verniciatura dell’albero

Ipotizziamo di avere tra le nostre mani una barca con un classico albero in alluminio (anodizzato o pitturato a smalto). Trascorsi i regolari 3 anni dall’ultima messa a terra, decideremo dunque di pianificare l’operazione, facendoci aiutare da degli amici esperti per portare il tutto in posizione orizzontale , avendo cura di liberare tutte le sartie e i cavi elettrici.
Una volta messo a terra, tipicamente ci troveremo di fronte un albero visibilmente attaccato dagli agenti atmosferici, nonché dalla salsedine. Un albero maturo non anodizzato, infatti, potrebbe mostrare anche la classiche fioriture, ovvero dei punti in cui l’alluminio sottostante fa capolino: questo significa che l’intervento non è più assolutamente rimandabile. Da parte sua, anche l’anodizzazione di un albero inizia a mostrare, dopo qualche anno, delle aree di colore diverso. Questi cambi di colore indicano la perdita di intensità dell’anodizzazione, per via della normale usura del tempo e dello sbattere delle vele. Non è raro, inoltre, trovare qui e lì dei punti in cui è avanzata la corrosione, o magari la ruggine: in questi ultimi casi si consiglia di procedere con una manutenzione professionale dell’albero, mediante un processo di sabbiatura seguito da metallizzazione, o eventualmente zincatura.

Ma torniamo alla ‘normale’ manutenzione quadriennale di un albero in alluminio. Una volta messo a terra e pulito con un detergente nautico, si dovrà procedere con una carteggiata uniforme dell’intero albero, così da creare una superficie pronta per i trattamenti successivi. A questo punto, dopo un’attenta spolverata – per eliminare tutti i residui della carteggiatura – sarà possibile procedere con il primer, da stendere tendenzialmente in due mani. Una volta dato il primer, si dovrà procedere con una seconda carteggiatura – stavolta con una carta abrasiva estremamente fine – per poi passare alla verniciatura vera e propria, con due mani di smalto: per una resa migliore, si consiglia uno smalto a due componenti il quale, a fronte di una preparazione più faticosa, garantisce performance di alto livello.

Bene, ora sai come prenderti cura del tuo albero e a cosa stare attento. Nel rimontare l’albero tirato a lucido sulla tua barca, fai attenzione alla sua regolazione: una buona messa a punto laterale e longitudinale permette infatti di avere una randa con forma appropriata, così da poter condurre la barca con maggiore facilità

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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