Giubbotto salvagente: ecco come sceglierlo

I regolamenti parlano chiaro: tutte le unità da diporto che navigano oltre i 300 metri dalla costa – nonché lungo fiumi, torrenti e corsi d’acqua – sono obbligate ad avere, tra le dotazioni di sicurezza, anche un giubbotto salvagente autogonfiabile per ogni persona presente a bordo. Partendo dal presupposto che la presenza del giubbotto salvagente è obbligatoria, dovrebbe bastare rivolgersi a un negozio di accessori nautica come il nostro, acquistare un giubbotto salvagente autogonfiante e metterlo a bordo della barca, pronto per essere utilizzato in caso di emergenza.

La questione, però, non è così semplice. Sì, sul nostro e-commerce HiNelson, per acquistare un giubbotto salvagente, bastano un paio di click, e non c’è dunque nulla di difficile. Il problema è precedente, ed è legato alla scelta del giubbotto di salvataggio: ce ne sono davvero di tanti tipi! Qual è il giubbotto salvagente omologato giusto per te e la tua attività? Devi infatti sapere che i fattori da tenere in considerazione sono parecchi. Si parla di diversi livelli di galleggiabilità, di forme e di materiali differenti, di gradi progressivi di vestibilità e di comodità, della presenza di dispositivi complementari e, ovviamente, di costi estremamente diversi. A guidarci nella scelta, va detto, ci sono i regolamenti nautici, i quali di fatto fissano dei limiti minimi per i vari utilizzi, così da facilitare, di fatto, l’individuazione del giubbotto di salvataggio giusto.

In questo post, dopo aver dato un’occhiata al regolamento relativo all’uso del giubbotto galleggiante, vedremo dunque le caratteristiche di questo dispositivo in tutte le sue forme, così da guidarti all’acquisto della migliore delle cinture di salvataggio per te e per i tuoi passeggeri.

Giubbotto salvagente: cosa dice il regolamento

Come anticipato, tra le dotazioni di sicurezza minime di ogni unità da diporto deve comparire anche i giubbotti salvagente autogonfiabili per ogni persona a bordo. Ma non è tutto qui: non tutti i dispositivi vanno bene. Per non rischiare multe salate e per essere completamente sicuri è necessario che il giubbotto salvagente sia di qualità, e quindi regolamentare. Questo è provato dal famoso marchio CE, che costituisce dunque il primo requisito imprescindibile per ogni dispositivo di sicurezza della tua barca. Prima di comprare un qualunque giubbotto salvagente, quindi, devi controllare che sull’etichetta o sulla sua descrizione sia espressamente indicata la marcatura CE (e questo vale di fatto per tutti i dispositivi di sicurezza obbligatorio per una barca).

cintura di salvataggio

Non tutti i giubbotti di salvataggio, però presentano la stessa capacità di sollevamento. In altre parole, ci sono dei giubbotti salvagente particolarmente potenti e altri, invece, che sono debolucci in termini di capacità di sollevamento. A livello lessicale, si distingue per esempio tra i giubbotti di salvataggio veri e propri e, dall’altra parte, i dispositivi di aiuto di galleggiamento. I primi sono dei dispositivi che garantiscono il pieno galleggiamento di una persona in acqua, anche in presenza di onde. Il giubbotto di salvataggio, inoltre, per essere tale, deve incentivare il raddrizzamento della persona. È invece diverso il discorso per il più semplice dispositivo di aiuto al galleggiamento: in questo caso abbiamo dei dispositivi con una spinta di sollevamento più limitata, non bastevole per garantire la galleggiabilità piena di una persona in qualunque condizione.

Fin qui, però, si tratta di una pura differenza lessicale, e pure un po’ vaga, che non ha alcun valore a livello legale. Le norme, nel distinguere i vari tipi di giubbotti di salvataggio, vanno ovviamente più nello specifico. A fare la differenza, tra un dispositivo e l’altro, è proprio la capacità di sollevamento, la quale viene espressa in newton. Questa è una particolare unità di misura che indica la quantità di forza necessaria per imprimere a un chilogrammo di massa un’accelerazione pari a un metro al secondo quadrato.

Per comprare un giubbotto di sicurezza per la barca, però, non serve certo fare degli astrusi calcoli: sono le stesse cinture salvagente a indicare in modo chiaro e preciso la capacità di sollevamento, e quindi i newton. In base a questi la normativa ISO 12402 distingue 4 tipologie di giubbotti di giubbotti, ovvero:

I giubbotti di salvataggio classe 50 N

In questo caso non parliamo di veri e propri giubbotti di salvataggio, quanto invece di dispositivi di aiuto al galleggiamento. Questi dispositivi, con la loro spinta di 50 newton, non sono da considerarsi sufficienti per essere inseriti tra le dotazioni di sicurezza di una barca. Vengono dunque utilizzati per attività differenti, come per esempio l’utilizzo di kayak o di canoe, o durante la pratica del windsurf o del kitesurf.

I giubbotti salvagenti di classe salvataggio 100 N

Con questa seconda classe della normativa ISO 12402 entriamo a tutti gli effetti tra i giubbotti di salvataggio veri e propri. La legge ci dice che questi sono i dispositivi minimi da avere a bordo per tutti i natanti e per tutte le imbarcazioni che navigano entro 6 miglia dalla costa. Per le unità da diporto che oltrepassano questo limite, invece, sono necessari dei dispositivi di sicurezza più efficienti, come i prossimi.
Con i giubbotti 100 N si ha la certezza di poter attendere i soccorsi con una certa calma in acque interne o costiere e calme: permettono un galleggiamento piuttosto stabile – per quanto non confortevole – anche alle persone che non sanno nuotare, a patto di essere vestite con abiti leggeri. Questi giubbotti permettono il capovolgimento di una persona incosciente in posizione supina, ma di per sé non possono garantirlo.

I giubbotti di salvataggio 150 N

Questi giubbotti salvagente devono essere a bordo delle unità da diporto che oltrepassano le 6 miglia dalla costa, o meglio, di tutte le imbarcazioni abilitate a navigare oltre questo limite. Questo dispositivi garantiscono il galleggiamento anche in acque piuttosto agitate, permettono di stare a galla anche a persone che non sono in grado di nuotare e anzi, garantiscono la posizione supina – e quindi l’eventuale rotazione verso l’alto – anche a una persona incosciente.

I giubbotti di salvataggio 275 N

Di fatto i giubbotti di salvataggio 150 N, già di per sé, sono pensati per la navigazione senza limiti. I giubbotti di salvataggio 275 N sono pensati per offrire una sicurezza in più: i destinatari di questo giubbotti sono dunque, per esempio, le persone che amano navigare in pieno oceano.

Si è portati a pensare che la capacità di sollevamento di un giubbotto di salvataggio sia in assoluto il fattore più importante di questi dispositivi, tanto da mettere in ombra tutti gli altri. In realtà le cose non stanno esattamente così: un giubbotto con 180 N non è a prescindere più sicuro di uno da 150 N. Vanno tenuti in considerazione anche altri aspetti, come per esempio la forma e gli accessori presenti.

C’è un’altra cosa da sottolineare: non è detto che una persona più pesante debba per forza indossare un giubbotto di salvataggio con un numero maggiore di newton. Si pensi per esempio a delle persone più pesanti: certo, per garantire il logo galleggiamento è necessaria una spinta maggiore verso l’alto, ma è altrettanto vero che la legge di Archimede ci dice che ogni corpo immerso in un liquido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume di liquido spostato. Questo, di per sé, mette al sicuro sia i colossi palestrati, sia le persone grasse (le quali anzi, con la loro percentuale di grasso, risultano avere già di per sé una galleggiabilità migliore).

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Ora sappiamo cosa dice il regolamento: resta da capire qual è il giubbotto di salvataggio più adatto a soddisfare le tue esigenze, in base al materiale usato, alla forma, ai dispositivi collegati e alla sua tecnologia.

Il giubbotto di salvataggio in schiuma espansa

Come suggerisce il loro nome, qui ci troviamo di fronte a dei giubbotti salvagente che sono già di per sé ‘pieni’ e non vanno dunque gonfiati. I giubbotti a schiuma espansa sono i più economici di tutti: sono realizzati con un materiale estremamente leggero – materiale espanso a cellule chiuse – che permette la galleggiabilità senza assorbire acqua. La capacità di sollevamento, e quindi di conseguenza la galleggiabilità, sono in ogni caso inferiori rispetto a quelle garantite dai giubbotti gonfiabili. Oltre a questo, essendo rigidi, questi giubbotti sono piuttosto ingombranti sia a bordo che una volta indossati, limitando le manovre, i movimenti e gli spostamenti.

Esistono due tipologie di giubbotti in schiuma espansa, ovvero i giubbotti di salvataggio a stola e i giubbotti a corpetto. I primi sono i dispositivi in assoluto più semplici: si tratta di pannelli espansi da indossare, con un pannello piccolo che si posiziona dietro la nuca e uno più grande che si posiziona sul petto. Si tratta di un dispositivo di sicurezza basilare, che non dovrebbe in ogni caso essere assegnato né a degli adulti che non sono in grado di nuotare né a dei bambini.

La seconda tipologia dei giubbotti a schiuma espansa è quella dei giubbotti a corpetto: si tratta sempre di dispositivi realizzati con dei pannelli di schiuma espansa, i quali però sono inseriti in un vero e proprio giubbotto, che va inserito anche sotto le braccia, come un gilet. I giubbotti a corpetto più completi contemplano anche un collare, il quale ha lo scopo di mantenere la testa della persona sollevata al di sopra del livello dell’acqua.

Il giubbotto salvagente per il kayak

Riguardo le dotazioni per canoe e kayak, va detto, si incontrano spesso degli atteggiamenti e dei criteri differenti di capitaneria in capitaneria, per quanto riguarda dotazioni di bordo, distanze di navigazione e via dicendo. Per quanto riguarda il tema del giubbotto salvagente per il kayak, però, gli esperti – e per esperti intendiamo i canoisti più navigati – ricordano di indossarlo sempre, anche in pieno agosto. Il giubbotto in questione, come nel caso del SUP, deve essere comodo, ma allo stesso tempo aderente, di modo da restare nella sua posizione anche nel momento in cui verrà tirato per esempio per gli spallacci.

scegliere il giubbotto salvagente omologato

Il giubbotto di salvataggio gonfiabile (manuale)

Il grosso difetto dei giubbotti di salvataggio in schiuma espansa è il loro intralcio: con i loro pannelli, infatti, non si possono certo definire comodi, e dunque non si è portati a indossarli se non in situazioni di pericolo o di emergenza. È diverso il caso per quanto riguarda i giubbotti gonfiabili, i quali non occupano spazio a bordo della barca e, inoltre, possono essere indossati comodamente, grazie al loro ingombro estremamente ridotto. Come molto probabilmente sai, esistono sia dei giubbotti di salvataggio a gonfiaggio manuale che dei giubbotti autogonfiabili. I primi richiedono di essere gonfiati dalla persona che li indossa, ma non a bocca, come si potrebbe pensare: in caso di emergenza, infatti, non si ha certo il tempo di gonfiare il giubbotto come si farebbe con dei braccioli. No, questi dispositivi contemplano una cordicella da tirare, così da attivare il meccanismo di gonfiamento.
Non serve certo sottolineare che, a differenza dei giubbotti a schiuma espansa e dei giubbotti autogonfiabili, questo modello non può in alcun modo garantire la sicurezza per una persona che cade in acqua in stato incosciente, senza avere dunque la possibilità di attivare il gonfiaggio del dispositivo.

Il giubbotto di salvataggio autogonfiabile

Eccoci qui con quello che è, di fatto, il più avanzato tra i giubbotti di salvataggio: parliamo dei modelli autogonfianti, sempre più apprezzati e diffusi tra i diportisti, a partire dai partecipanti alle regate. Di fatto questi dispositivi, a riposo, sono confortevoli e per nulla ingombranti, tanto da poter essere indossati senza nessun disturbo, così da essere pronti per ogni imprevisto. Sono inoltre leggeri, resistenti e, ovviamente, in linea con le attuali normative.
A differenza dei giubbotti in schiuma espansa, dunque, i giubbotti autogonfiabili non hanno nessun ingombro, né a riposo né in caso di emergenza, permettendo ampi movimenti a chi li indossa. E, distinguendosi dai giubbotti gonfiabili manuali, questi si gonfiano automaticamente nel momento in cui chi li indossa di trova in acqua.

Ci sono due differenti tecnologie che permettono a questi dispositivi di gonfiarsi in modo automatico. Vanno considerati prima di tutto i giubbotti salvagente autogonfiabili con pastiglia di sale: qui a far scattare il gonfiaggio è per l’appunto una pastiglia di sale che, sciogliendosi in acqua, libera un percussore a molla che scatta e a bucare la bomboletta di anidride carbonica che gonfia il dispositivo di salvataggio. Di fatto, grazie a questo particolare detonatore, questi giubbotti si gonfiano dopo alcuni secondi.

Il funzionamento dei giubbotti di salvataggio a gonfiaggio automatico idrostatico è invece molto differente: qui a far attivare il gonfiaggio è una valvola in grado di individuare il cambiamento di pressione (solitamente si attivano nel momento in cui il giubbotto si trova sommerso da circa 20 centimetri di acqua, e comunque entro i 30 centimetri). Questo modello di giubbotto di salvataggio autogonfiabile ha il vantaggio di non potersi gonfiare se semplicemente bagnato (laddove invece quelli a pastiglia di sale potrebbero gonfiarsi anche se bagnati da alcune onde, e per questo sono sconsigliati per i prodieri).

Bene, ora sai senz’altro quali sono le caratteristiche in base alle quali scegliere il tuo nuovo giubbotto di salvataggio: nel nostro negozio online di articoli per la nautica troverai dispositivi a schiuma espansa e a gonfiaggio automatico, dotati o meno di lacci sottocoscia, di luci d’emergenza e di sprayhood (ovvero del particolare cappuccio/maschera che si usa per respirare senza problemi anche in acque agitate).




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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.
  1. Complimenti, chiarissima esposizione.
    ! A quanto ho inteso, un NON nuotatore che voglia andare in barca (gita turistica), può affidarsi a un giubbotto di salvataggio con marchio CE, di tipo 100N. Magari con l’aggiunta di pinne. Spero di ricevere conferma (o correzione)!
    Pina

    • Buongiorno Pina, un giubbotto di salvataggio 100N può andare bene; per avere più sicurezza si potrebbe optare per un giubbotto 150N con un supporto per la testa, così da avere un aiuto in più in caso di emergenza. Le pinne non sono in nessun caso da considerarsi come delle dotazioni di sicurezza.

  2. Articolo molto chiaro ed esaustivo, grazie! Una domanda, i giubbotti di galleggiamento dai 100 N in su sono sempre gonfiabili o esistono anche in schiuma? O solo gli aiuti al galleggiamento fino a 50 N sono in schiuma?

    • Ciao Marta, grazie!
      Esistono anche dei modelli di giubbotti di salvataggio al di sopra ai 100 N che non sono gonfiabili: pensiamo per esempio al giubbotto di salvataggio da 150N modello Samoa della veleria San Giorgio, che è per l’appunto a stola; stesso discorso per il modello 150N Florida 7 di Osculati.

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