Ormeggio: guida alla scelta delle cime

L’ormeggio è un momento delicatissimo nella vita di una barca: che si tratti di una barca a vela o a motore, infatti, è necessario non solo eseguire le manovre alla perfezione, ma anche premurarsi di preparare l’imbarcazione al meglio per resistere al vento, alle onde e alle correnti, così da evitare danni. Entrano così in gioco i fidi parabordi, le bitte, gli ammortizzatori e ovviamente le cime d’ormeggio, le quali hanno il compito di garantire la massima sicurezza alla barca.

Si tende spesso a pensare che a proteggere la nostra imbarcazione siano in primo luogo i parabordi, i quali si frappongono tra lo scafo, la banchina e le altre imbarcazioni. È però vero che, per quanto scelti e posizionati bene, i parabordi non possono nulla di fronte a una barca assicurata dalle cime d’ormeggio errate.

Sei sei un vecchio lupo di mare, probabilmente anche tu, passeggiando nei porti turistici, hai visto tantissimi ormeggi realizzati con delle cime del tutto sproporzionate per le dimensioni e per il peso della barca. E questo è un errore grave: per risparmiare qualche euro sulle cime nautiche, infatti, si finisce per rischiare danni ingenti alla propria barca e, ancora peggio, a quella dei vicini.
Diventa dunque fondamentale acquistare le cime d’ormeggio giuste per la tua barca, tenendo in considerazione la loro lunghezza, il materiale di costruzione, il tipo di intreccio, lo spessore, l’elasticità e la resistenza. Una scelta razionale ed esatta è un investimento intelligente, in quanto la cima d’ormeggio giusta dura di più nel tempo, tiene al sicuro la tua barca – se utilizzata a modo – ed evita danni ben più costosi di qualche in metro in più di cima nautica.

Vuoi scoprire come scegliere la cima d’ormeggio perfetta per la tua imbarcazione? Bene, tutto quello che serve è un po’ di pazienza e un bel po’ di voglia di imparare!

Il numero delle cime d’ormeggio

Ma quante cime d’ormeggio servono per ormeggiare a regola d’arte? Per scoprirlo basta ripassare mentalmente i passaggi di un buon ormeggio. Nel momento in cui la barca si accosta alla banchina, quando i parabordi per barca sono già belli disposti, è necessario avere pronte due cime d’ormeggio, ovvero la barbetta e la codetta, da utilizzare per l’ormeggio di prua e quello di poppa.

Grazie a queste due cime, la barca si può dire ferma, non potendosi più muovere né in avanti né indietro, e si può considerare al sicuro per una breve sosta. Ma questo ormeggio ‘temporaneo’ è bastante solo nel caso in cui ci si fermi per fare rifornimento, o per far scendere o salire un passeggero. Per mettere davvero al sicuro la barca, l’operazione d’ormeggio è ben più lunga e complessa, e richiede l’uso di altre cime.

Per ridurre le oscillazioni e i movimenti della barca è necessario utilizzare anche due traversini, anche questi da dividere tra poppa e prua, in disposizione perpendicolare rispetto all’asse della barca. Per finire si completa con gli spring, ovvero con i vecchi batticulo, a prua e a poppa, ma disposti in direzione inversa, con quello di prua ad andare verso poppa e quello di poppa ad andare verso prua. Seguendo questa procedura, la barca è ferma, parallela alla banchina, senza la possibilità di discostarsi. Certo, in situazioni di calma e in presenza dell’equipaggio, è possibile accontentarsi delle sole cime di poppa e prua e degli spring, facendo a meno dei traversini. Ma a bordo ci devono essere le cime d’ormeggio per effettuare la procedura completa, più delle cime d’ormeggio di riserva!

La lunghezza delle cime d’ormeggio

Per quanto riguarda la lunghezza delle cime d’ormeggio non esistono delle regole assolute: di volta in volta, infatti, potrebbero servire delle cime di lunghezza differente, in base alla zona di ancoraggio, alla vicinanza delle bitte e dei pali di ormeggio, alla durata dell’ormeggio stesso e via dicendo. In ogni caso, meglio non risparmiare: a volte un metro in più di cima può fare la differenza!

Lo spessore delle cime d’ormeggio

A colpire gli esperti è molto spesso l’inadeguatezza dello spessore delle cime d’ormeggio scelte da tanti diportisti distratti o sprovveduti. Non è affatto raro, infatti, scontrarsi in barche ormeggiate con delle cime che, se messe a dura prova, non potrebbero in alcun modo trattenere l’imbarcazione. Ma come si sceglie, dunque, lo spessore di una cima d’ormeggio? Come vedremo tra poco, la resistenza di una cima non cambia solamente in base allo spessore, ma anche in base all’intreccio e al materiale utilizzato. Nondimeno, è proprio il diametro della cima d’ormeggio a influire più di qualsiasi altra cosa sulla sua tenuta.

Tendenzialmente, per una barca di 6 metri e di circa 7 quintali di peso, si consiglia l’acquisto di cime d’ormeggio con un diametro minimo di 8 millimetri. Nel dubbio è sempre meglio scegliere delle cime con 2 millimetri di spessore in più, partendo dal presupposto che, per esempio, già una barca da 7 metri andrebbe ormeggiata con una cima di almeno 10 millimetri. Una barca con una lunghezza di 8 metri, o comunque un’unità di oltre 2.000 chilogrammi, dovrebbe essere ormeggiata con delle cime da 12 millimetri. Le cime d’ormeggio più importanti e quindi di maggiore spessore vengono usate per le imbarcazioni più pesanti: una barca da 16 metri, per esempio, richiede una cima di almeno 20 millimetri di diametro. Una barca di 20 metri e di 20.000 chilogrammi, infine, richiede una cima di 24 millimetri di diametro.

Spessore cime d'ormeggio

Non serve certo memorizzare tutti questi dati. Per calcolare la cima d’ormeggio giusta per ogni barca esiste del resto una formula piuttosto diffusa: l’unico dato di partenza che ti serve, anche in questo caso, è la lunghezza della barca. Per scoprire il diametro della cima d’ormeggio non dovrai fare altro che convertire i metri di lunghezza della barca in millimetri e aggiungere quattro. Una barca da 12 metri, quindi, avrà bisogno come minimo di una cima da 16 millimetri.

Nel dubbio, di nuovo, è sempre meglio optare per una cima più spessa, senza però esagerare. Anche una cima d’ormeggio con un diametro eccessivo, infatti, può presentare dei problemi, rendendo difficoltoso l’utilizzo di bitte, di passacavi, di ganci e di anelli – problema che non si pone al lato degli eventuali pali da ormeggio.

Elasticità e resistenza

Le cime d’ormeggio devono essere sia resistenti che elastiche. Devono essere elastiche per smorzare gli strattoni e per ammortizzare il più possibile il beccheggio, così da non stressare né la barca, né l’eventuale equipaggio, né infine sé stessa. Ma devono anche essere molto resistenti, per mantenere al sicuro la barca. Ed è qui che sorgono tedenzialmente i problemi, in quanto più una cima è elastica, meno è resistente, e viceversa. L’obiettivo dei produttori di cime nautiche, dunque, è quello di trovare il compromesso perfetto, così da creare dei prodotti efficaci sotto tutti i punti di vista. Entrano quindi in gioco l’utilizzo di materiali diversi, nonché di strutture differenti.

I materiali delle cime nautiche

Un tempo per la fabbricazione delle cime nautiche venivano utilizzate delle fibre vegetali. Si parlava dunque di cime in canapa, di cavi in cocco, di pitta, di juta, di manilla, di passava, dormio, di spartea, o più semplicemente di cotone, il quale ovviamente poteva essere usato solo per le barche più esclusive. Oggi le fibre vegetali sono state decisamente lasciate alle spalle, e si trovano tutt’al più nelle cime delle barche d’epoca. Di che cosa sono fatte, dunque, le cime d’ormeggio moderne, come puoi trovarle nel nostro negozio di nautica online? In linea di massima si parla ormai di tre materiali diversi, ognuno con le sue peculiari caratteristiche. Sta a te, in base alle tue esigenze e al tuo budget, scegliere il materiale più adatto.

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Possiamo affermare con certezza che la maggior parte delle cime d’ormeggio sono ormai realizzate con del poliestere. Si tratta di un materiale molto utilizzato nell’ambiente marino e nautico, per la sua resistenza, per la sua robustezza, le quali si coniugano a una marcata morbidezza, nonché a una certa rapidità nell’asciugamento. Va inoltre segnalato che è resistente ai raggi ultravioletti. A tutti questi vantaggi, si contrappone l’unico grande svantaggio, ovvero una elasticità non superba.

Sicuramente più elastiche sono le cime d’ormeggio realizzate in nylon, le quali dunque riescono ad ammortizzare molto meglio i colpi che le barche ricevono dalle onde. Molto resistente nel tempo, il nylon tende però a diventare via via sempre più rigido, e dunque le cime di questo materiale, in genere, non reggono il confronto nel tempo con le colleghe in poliestere.

Chi cerca una cima galleggiante dovrebbe invece guardare a un terzo materiale, e dunque alle cime in propilene. Si tratta di cavi molto leggeri, i quali vantano comunque una resistenza di tutto rispetto. Le cime galleggianti sono perfette soprattutto per i gommoni, per i tender e per le piccole barche, laddove invece tendono a essere bocciate come cime d’ormeggio per imbarcazioni più grandi, per le quali si prediligono i materiali visti sopra.

Scegliere le cime d'ormeggio

La struttura della cima d’ormeggio

La lavorazione delle cime non è sempre uguale, anzi. Esistono cime a treccia ritorta, a treccia standard, a treccia all round e a treccia square, con un numero variabile di legnoli, con o senza anima. La differenza, ovviamente, non è solo estetica: una struttura differente porta a una resistenza, a una durata e a una elasticità differenti.

In linea di massima, tra le cime d’ormeggio il modello più utilizzato è senza ombra di dubbio quello a tre legnoli. Si tratta infatti di cavi che garantiscono una buona resistenza sia alla trazione che all’abrasione e, grazie alla loro struttura, anche una notevole elasticità. Una cima a tre legnoli, inoltre, non si irrigidisce nel tempo, restando sempre flessibile. Con questo non si vuole certo affermare che tutti quanto devono acquistare delle cime d’ormeggio a tre legnoli: anche le cime d’ormeggio all round o square, infatti, sono soddisfacenti, più delle cime standard, le quali a parità di barca devono tendenzialmente essere leggermente più spesse (una cima standard in poliestere, per fare lo stesso lavoro di una cima a tre legnoli in poliestere da 14 millimetri, dovrebbe infatti misurare 16 millimetri di diametro).

Non vanno poi dimenticate le cime d’ormeggio intrecciate, le quali, quanto a estetica, non sono troppo dissimili dalle classiche cime da montagna. Le cime intrecciate possono essere a 16 o persino a 24 fusi, possono essere a treccia singola o doppia, e si distinguono per una buona elasticità, oltre che per un ingombro ridotto.

Le molle di ormeggio

Grandi alleati delle cime di ormeggio di qualsiasi tipi, dalle cime galleggianti in poi, sono le molle di ormeggio, ovvero gli ammortizzatori. Sono degli accessori tendenzialmente molto semplici, i quali però permettono di rendere più sicuro l’ormeggio e di prolungare di parecchio la vita dei cavi utilizzati. Le molle di ormeggio, anche dette compensatori, sono dunque un piccolo ma importante investimento.

Ne esistono del resto di diverse tipologie: abbiamo le più semplici molle per ormeggio in acciaio zincato o in acciaio inox zincato, ma anche moderni ammortizzatori a elastomeri, per non parlare dei più semplici ammortizzatori d’ormeggio a labirinto. Sta ovviamente a te scegliere quali utilizzare per la tua barca: quelli in acciaio semplice arrugginiscono in fretta, ma quelli in acciaio inox, invece, sono più resistenti alla corrosione. I modelli classici di molle di ormeggio possono però produrre un certo cigolio, il quale eventualmente può turbare il sonno dell’equipaggio e dei vicini di banchina. Il problema è eliminato con le apposite molle di ormeggio in acciaio inox silenziate.

Quando cambiare le cime d’ormeggio

Abbiamo visto come scegliere le cime d’ormeggio. Prima ancora di sapere quale cima per barca acquistare, però, sarebbe necessario capire quando è necessario sostituire questi cavi per l’ormeggio. E qui, si sa, l’attenzione è spesso ridotta, perché si pensa sempre all’ormeggio con mare calmo, con le cime sottoposte a sforzi minimi. Ma il mare non è sempre piatto, e spesso le cime, come abbiamo visto, sono sottoposte a grandi sforzi! Ecco dunque che di tanto in tanto è bene controllare anche le cime d’ormeggio, alla ricerca di segnali specifici di esaurimento.

Quali sono le caratteristiche che ci devono far capire che i nostri cavi iniziano a essere vecchi, e non più sicuri? Il primo e più evidente segnale è ovviamente costituito dalle abrasioni e dalle lesioni che potremmo incontrare lungo il cavo, causate dallo strofinio lungo uno spigolo. Sarebbe possibile, in caso di lesione unica vicina ai terminali, decidere di eliminare lo spezzone, rifacendo il terminale.

Altri segnali che ci dicono che è ora di sostituire una cima d’ormeggio sono poi gli assottigliamenti del cavo, ovvero delle variazioni isolate del diametro, che ci dicono che la tenuta della cima non è più al massimo. Bisogna poi prestare attenzione alla consistenza della cima, che non dovrebbe mai essere particolarmente dura: un tratto di cavo duro ci dice infatti che lì è venuta meno l’elasticità. Infine, non è sbagliato pensare di sostituire anche le cime molto sbiadite. Non per un fattore estetico, ben inteso: le cime molto sbiadite sono infatti probabilmente stressate dai raggi ultravioletti, e sono giunte a fine carriera!

scegliere cime ormeggio

La manutenzione delle cime di ormeggio

Ora sai come scegliere le cime d’ormeggio: non ti resta che acquistarle nel nostro negozio di prodotto nautici online, per poi trattarle nel migliore dei modi per farle resistere nel tempo e garantirti sempre degli ormeggi perfettamente sicuri. Per far durare a lungo le cime nautiche è necessario controllarle periodicamente, evitare per quanto possibile i nodi, ridurre al minimo l’esposizione ai raggi solari, lavarle di tanto in tanto con dell’acqua dolce per eliminare il sale marino e, ovviamente, utilizzare le molle di ormeggio e le pulegge!

Ora non ci resta che invitarti a scoprire la nostra categoria dedicata alla corderia, dove puoi trovare non solo cime d’ormeggio e molle da ormeggio, ma anche scotte, drizze e tutti gli accessori correlati all’utilizzo dei cavi nautici!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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