Omero Moretti. Un viaggiatore in barca nel vento.

Omero Moretti è un uomo di mare ed un viaggiatore.
E questo basterebbe per descriverlo, ma Omero è una storia che va ascoltata, non raccontata.

La sua esperienza, i suoi viaggi, la sua professionalità di skipper e la sua immensa passione per il mare sono una di quelle storie che ogni velista vorrebbe ascoltare, magari in pozzetto, ormeggiati in rada al tramonto, con un buon bicchiere di vino.

Nato a Carpi (Modena), classe 1951, Omero ha sempre avuto il mare nei suoi pensieri, a tal punto da decidere di chiudere la sua officina meccanica per dedicarsi completamente ad esso. Fonda la Compagnia degli Skipper Oceanici e l’Associazione Skipper Professionisti, attraversa l’Oceano Atlantico 39 volte, organizza crociere e scuola vela e vive 11 mesi l’anno a bordo di Freya, un Sun Odyssey 51, insieme a Sara, che da otto anni è la sua compagna di vita e di mare, il comandante in seconda, blogger del loro sito, video maker, segretaria, ufficio stampa. Insomma, l’anima che veglia e cura Freya, ed anche Omero.

Incontrarli per questa chiacchierata è stato come fare un viaggio lungo quella rotta che loro hanno scelto per vivere il mare. Perché ognuno sceglie la propria.

HiNelson Omero Moretti viaggiatore in barca

Il viaggio in mare

Omero, ti definisci più un viaggiatore che un velista. Cos’è quindi il viaggio in mare per te?

Omero. Questa è una domanda difficile, ed anche profonda, non ci sono abituato (ride). Chiariamo subito che non ci si sveglia una mattina e si decide di diventare viaggiatori, ma è un percorso che richiede tempo. Perché partire in barca non è una partenza comune e ci vuole una certa preparazione e tanta esperienza, anche se oggi navigare è molto diverso da qualche anno fa. Una volta mollavi gli ormeggi senza strumenti e senza i dati meteo ed era una partenza in stile “speriamo che io me la cavo”.
Ma torniamo alla domanda. Il viaggiatore parte da un sogno, magari nato a bordo di una piccola barchetta, dove inizia la voglia di scoprire la bellezza di questo mondo. Poi questo sogno, il viaggiatore, lo trasforma in qualcosa di vero. Sai, la cosa più bella di un viaggio in mare è proprio il mare.
Qui ci addentriamo in un argomento molto poetico, ed anche se non sono proprio il tipo, in mare ti senti immerso in questo meraviglioso elemento e ti si “smuove” il cuore.
Ecco perché mi piace definirmi più viaggiatore che velista. Perché anche se amo andare a vela con la mia barca, non dico di no al motore quando c’è poco vento. L’importante è viaggiare con questo mezzo che per me è anche casa. Un po’ come una chiocciola che si porta la sua sulle spalle.

Sara. L’essere più un viaggiatore che un velista è anche legato al fatto che siamo lontani dal concetto di regatante. Omero dice sempre che una traversata è un successo se all’arrivo non abbiamo rotto niente, non se l’abbiamo fatta più velocemente. Per noi vivere la barca fa parte di una dimensione più complessa ed intima che uscire per fare il bagno o fare una regata.

Omero. Inoltre, la barca non è solo un mezzo di trasporto per me, ma è anche un lavoro. Non a caso ho intitolato il mio libro “Il Mestiere del Mare”. Quindi, possiamo dire che per me il viaggio è una cosa molto complessa e che vale la pena viverlo in barca.

In mare c’è sempre spazio per imparare

Il mare viene spesso definito come un maestro di vita. Dopo aver navigato per tante miglia c’è ancora spazio per imparare qualcosa di nuovo?

Omero. Ma certo, come in tutte le cose della vita c’è sempre tempo e spazio per imparare. Siamo costantemente al 90% di esperienza con il 10% da scoprire. Ti faccio un esempio: quando programmiamo un’uscita in mare speriamo sempre di trovare le condizioni perfette, ma a volte anche solo una nuvola può modificare i piani, ed anche questo piccolo particolare può diventare una nuova esperienza. Se ci pensi, succede anche quando esci di casa, e credo che in barca non si finisca mai di imparare, esattamente come nella vita di tutti i giorni. Poi è ovvio che navigare è una grande lezione di vita e sempre diversa, anche a seconda che lo si affronti in equipaggio o in solitario.

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Sara. In equipaggio devi confrontarti con altre persone e capire cosa puoi o non puoi fare. Per questo Omero dice sempre che non c’è un equipaggio buono o cattivo, ma c’è quello a cui il Comandante ha insegnato bene o male. Ogni volta, infatti, devi capire come approcciare ed interagire con le persone affinché possano capire le dinamiche della navigazione e della vita a bordo.
Inoltre – aggiungo – che non si finisce mai di imparare anche per quanto riguarda i materiali e la tecnologia utilizzati nella nautica.

Omero. Sì, giusto. Siamo in continua evoluzione anche in questo, ed è giusto che sia così ed ormai non mi stupisco più. Forse siamo andati un po’ oltre, ma il mio mestiere non è solo quello di navigare o lavorare sulla mia barca, ma è anche quello di dare delle risposte (ride).

No, assolutamente. Sono contenta che le domande offrano diversi spunti di discussione.

La dimensione del vento


Leggendo il vostro blog ho trovato un concetto che mi ha colpito molto. Avete parlato della dimensione del vento. Cosa significa per voi.

Sara. E’ un articolo che ho scritto in una giornata di vento forte nelle Bocche di Bonifacio, e sono situazioni che mi riportano in una dimensione che mi fa sentire a mio agio. Perché mi rendo conto che per gestire il vento servono esattamente quelle cose che noi sappiamo. Non è un sentimento di rivalsa o di orgoglio, ma semplicemente un momento dove le cose tornano al loro giusto posto. A noi il vento piace tanto perché si crea un complesso di regole dove tutto il superfluo deve essere messo da parte.
Omero. Il vento è vita.
Sara. Nel vento poi le persone fanno cadere le proprie maschere, soprattutto durante le situazioni che vanno fuori dagli schemi o dalla zona di confort, soprattutto quando c’è vento forte. In questo caso mostrare le proprie reazioni diventa normale e mi piace vedere come le persone reagiscono, senza nessun senso di sadismo, ovviamente. E’ un momento dove si levano tutti i fronzoli e viene fuori la nostra verità. Anche questa è la dimensione del vento. 

HiNelson Omero Moretti e la dimensione del vento

E’ difficile scendere a terra?

Omero. Vivendo a bordo la maggior parte dell’anno, per me scendere a terra non è difficile, perché poi torno subito in barca.
Sara. Non è la domanda giusta per Omero, perché per sua visione lui è come se fosse sempre in mare.
Omero. Esatto, è la mia visione. Comunque, io amo navigare come pure scendere a terra ed esplorare i luoghi, fare colazione, l’aperitivo o la spesa.
Sara. Anche questo fa parte della nostra concezione di viaggio.

Avete navigato in diversi mari, ognuno dei quali ha il suo microcosmo, le sue abitudini, il suo carattere. A quale mare vi paragonereste?

Sara. Io, sicuramente al Mediterraneo: matto e turbolento quando ci sono le perturbazioni, per poi diventare calmo e tranquillo.
Omero. Non è una domanda semplice.
Sara. Non è vero. Tu sei l’Atlantico con i suoi alisei costanti e regolari. Sono io la più agitata (ridono).
Omero. Si, hai ragione. Io sono l’Oceano Atlantico perché è lì che si naviga veramente a vela.

La nostra chiacchierata è stata lunga e ricca di tanti spunti e belle visioni sul mare che Omero e Sara mi hanno presentano attraverso i loro sorrisi, le battute, i battibecchi e la semplicità di chi, in quel mare, ha trovato la giusta dimensione.
Non solo la dimensione romantica del vivere in barca, ma anche quella professionale ed è forse proprio questo il loro grande valore aggiunto.
Hanno saputo unire in modo perfetto la passione per il mare con il lavoro, per offrire a chi sale in barca con loro una visione del mare capace di emozionare e di arricchire di esperienza.

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Scritto da
Laura Doria
Laura Doria
Mi chiamo Laura Doria e sono nata al mare, quindi raccontare storie ed incontrare i personaggi del mondo della nautica è qualcosa di naturale per me. Perché è sempre un grande privilegio scrivere della passione che punta la prua verso i grandi orizzonti blu.

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