Giubbotti di salvataggio: mai senza, ecco perché e come sceglierlo

La cultura della sicurezza, per nostra fortuna, si sviluppa negli anni. Ma non solo: si espande, viene condivisa, diventa patrimonio comune. Pensiamo per esempio, ancor prima di soffermarci sul mondo della nautica, a quello delle automobili. Un tempo era del tutto normale girare senza allacciare le cinture di sicurezza, così come era normale non avere nessun airbag, né i semplicissimi poggiatesta, la cui assenza provocava spessissimo danni seri in caso di tamponamento. O ancora, pensiamo al fatto che era del tutto normale girare in motocicletta senza indossare il casco. Oggi una persona che circola in auto senza allacciare la cintura di sicurezza, o che va in moto senza casco, salta subito all’occhio: viene visto come un atto stupido, un azzardo senza senso. Ecco, qualcosa di simile sta accadendo per fortuna anche nel mondo della nautica, per quanto riguarda il giubbotto di salvataggio. Qui come altrove, il diffondersi di una maggiore cultura della sicurezza è stato spinto sia dalle normative e quindi dagli obblighi, sia dallo sviluppo tecnologico, e quindi dalla presenza sul mercato di giubbotti salvagente sempre più comodi e meno ingombranti. Vale quindi la pena ripassare perché avere un giubbotto di salvataggio a bordo – e ancora meglio indossato – è così importante e come scegliere quello ideale in base al tipo di esperienza nautica che si intende affrontare.

L’obbligo di usare il giubbotto di salvataggio

Questa è la risposta più ovvia con cui si può rispondere alla domanda: perché è sempre bene avere con sé un giubbotto di salvataggio in barca? Semplice: perché il Codice della Nautica impone questo obbligo in tutti quei casi in cui ci si allontana oltre i 300 metri dalla costa. Si capisce quindi che, di fatto, è sempre obbligatorio avere a bordo questa dotazione di sicurezza, la quale è solo una tra le prime di una lunga lista di strumenti e di accessori per la sicurezza in mare previsti dalle normative in vigore. E va detto che le multe per chi viene pescato a non rispettare le dotazioni di sicurezza minime previste dal Codice della Nautica possono essere molto salate, anche significativamente superiori ai 1.000 euro.

Va peraltro sottolineato anche che le normative in vigore ci dicono che, in base alla situazione, serve un giubbotto di salvataggio potenzialmente differente, e sempre un per ogni passeggero. Si parla nello specifico di:

  • Giubbotto di salvagente di almeno 50 N per le unità a propulsione umana, indipendentemente dalla distanza dalla costa
  • A prescindere della distanza dalla costa, giubbotto salvagente di almeno 100 N per i bambini di massimo 30 kg
  • Giubbotto di salvataggio di almeno 50 N per le imbarcazioni entro le 2 miglia dalla costa
  • Giubbotto salvagente di almeno 100 N per le imbarcazioni entro le 6 miglia dalla costa
  • Giubbotto di salvataggio di almeno 150 N per le imbarcazioni oltre le 6 miglia dalla costa

Per N si intende “Newton”, ovvero il livello prestazionale o aiuto al galleggiamento indicato dalla etichetta del giubbotto di salvataggio. Va peraltro detto che la galleggiabilità dei giubbotti salvagente viene calcolata prendendo come riferimento un indossatore di 70 chilogrammi; una persona che pesa di più dovrà quindi eventualmente usare un giubbotto di salvataggio con prestazioni maggiori.

scegliere Giubbotto di salvataggio

Al di là dell’obbligo: perché aver sempre un giubbotto per restare a galla

Di certo l’obbligo di avere a bordo almeno un giubbotto di salvataggio a norma per ogni passeggero su un’imbarcazione ha rappresentato la prima e fondamentale spinta verso l’adozione di massa di questa dotazione di sicurezza personale in barca. Si tratta però di uno di quegli strumenti che, una volta utilizzati, tendono a diventare indispensabili nella nostra testa. Usiamo lo stesso esempio fatto in apertura: quanti di noi si sentirebbero tranquilli a guidare in autostrada senza cintura di sicurezza? E ad avere negli altri sedili dell’auto i propri cari, allo stesso modo senza cintura di sicurezza? Ecco, con il giubbotto salvagente funziona pressappoco allo stesso modo. Pensiamo a chi esce in mare da solo, e che potrebbe cadere in mare accidentalmente: avere indosso un giubbotto di salvataggio potrebbe fare una differenza enorme, soprattutto in caso di malore o di infortunio. Ma pensiamo anche a una situazione d’emergenza in cui l’intero equipaggio sia costretto a lasciare la barca: di certo poter indossare un giubbotto salvagente nel portarsi sulla zattera di salvataggio – altra dotazione di sicurezza obbligatoria – potrebbe fare una grande differenza! Ma pensiamo anche a chi pratica kayak, di fronte a un malore o a una falla; a chi solca le onde con la moto d’acqua, in caso di incidente; e via dicendo. Al di là dell’obbligo di legge, basta pensare un po’ a quale può essere l’estrema utilità del giubbotto di salvataggio per averlo sempre addosso, o perlomeno a portata di mano.

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La scelta non è averlo, ma quale avere: tipi di giubbotto salvagente

È quindi il caso di ripassare insieme quali sono le diverse tipologie di giubbotto di salvataggio, sapendo che sul mercato esistono modelli assolutamente differenti quanto a vestibilità, ingombro, aiuto al galleggiamento, comodità, prezzo e via dicendo.

  • Cinture salvagente a stola: partiamo dall’esempio più basic. Non si parla propriamente di giubbotti di salvataggio, quanto invece di cinture salvagente. Non è infatti qualcosa che si può indossare come un “gilet” o come un giubbotto, quanto invece una stola che si infila dalla testa e si assicura alla vita per mezzo di una cintura. Questi aiuti al galleggiamento sono realizzati tipicamente in schiuma espansa, sono leggeri ed economici, ma di certo non brillano per comodità, né per ingombro ridotto. Difficile quindi pensare di indossare sempre dei salvagente di questo tipo quando ci si affaccenda per esempio su una barca a vela!
  • Cinture salvagente a giubbotto: un passettino verso dei veri giubbotti di salvataggio sono le cinture salvagente a giubbotto, leggermente più comode rispetto alle stole; vanno indossati dalle braccia, come un gilet, e si chiudono con una cerniera; possono vantare anche un rigonfiamento dietro al collo, per favorire una posizione corretta una volta in acqua, così da mantenere la testa al di sopra della superficie.
  • Giubbotti di salvataggio gonfiabili: passiamo ai giubbotti di salvataggio gonfiabili, i quali cioè sono pensati per essere indossati con il minimo ingombro, e per essere gonfiati solamente al momento del bisogno, e quindi in caso di emergenza. Come funzionano questi giubbotti? Si parla tipicamente della presenza di una piccola bombola di anidride carbonica, leggera e poco ingombrante, che in caso di necessità può essere “azionata” manualmente, in brevissimo tempo, per avere così il proprio giubbotto gonfiato.
  • Giubbotti di salvataggio a gonfiaggio automatico: il limite del giubbotto di salvataggio a gonfiaggio manuale non è certo difficile da trovare. In caso di una caduta in mare per via di una perdita di coscienza questa dotazione di sicurezza risulterebbe completamente inutile. Ecco allora che diventa particolarmente interessante l’opzione dei giubbotti salvagente a gonfiaggio automatico, che vanno quindi ad attivarsi automaticamente al contatto con l’acqua; esistono dei modelli che basano il funzionamento su una valvola idrostatica e altri modelli che invece si gonfiano allo scioglimento di una pastiglia di sale.

Un esempio: i giubbotti di salvataggio Plastimo

Vale la pena a questo punto fare degli esempi pratici, per capire quali sono le opzioni effettivamente presenti sul mercato, dando un’occhiata alla gamma Plastimo. Ecco che allora si parte dalle semplicissime stole in schiuma da 100 N della serie Storm, decisamente economiche, per poi passare ai giubbotti di salvataggio in schiuma di polietilene della serie Typhon, da 100 N o da 150 N. Questi sono realizzati con chiusura a zip, cintura regolabile, fibbia sottogamba regolabile, strisce retroriflettenti e fischietto; va peraltro detto che la serie Typhon presenta anche dei giubbotti per bambini. Si passa poi ai giubbotti di salvataggio a gonfiaggio manuale, della serie Pilot, che presenta anche una vasta gamma di giubbotti a gonfiaggio automatico. Qui si parla di giubbotti da 100, da 110, da 165 o da 275 N, pensati in quest’ultimo caso per la navigazione d’altura. Qual è il giubbotto salvagente che fa per te?

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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