Consigli per l’ancoraggio: una guida per non sbagliare

Alla ricerca di consigli per l’ancoraggio della tua barca? Forse sei un marinaio novello, che ha appena acquistato la propria prima barca, o il proprio primo gommone. O forse ti stai preparando a noleggiare un’imbarcazione per un’uscita di poche ore, o di mezza giornata. In ogni caso, devi sapere una cosa: l’ancoraggio è una delle manovre più delicate da fare una volta al comando di un’imbarcazione.

Se impostato correttamente fin dall’inizio, questo processo corre veloce e liscio come l’olio; se impostato nel modo sbagliato, dovrà inevitabilmente essere ripetuto, oppure, nel caso peggiore, darà luogo a incidenti anche gravi. Per questo motivo è bene porre tutta l’attenzione nell’impostare e nell’effettuare l’ancoraggio, in qualsiasi situazione: vediamo dunque come affrontarlo passo dopo passo.

Consigli per l’ancoraggio: una guida per evitare incidenti e figuracce

  • Controllare che tutto sia in ordine: per effettuare un ancoraggio sicuro ed efficace è necessario preoccuparsi di questo passaggio prima di mollare gli ormeggi. È bene dunque controllare, prima di partire, che ancora e linea di ancoraggio siano in perfetto ordine. Partiamo dall’ancora: come abbiamo visto esistono diverse tipologie di ancore per barca, molte delle quali prevedono delle parti mobili. Pensiamo all’ancora a ombrello per imbarcazioni piccole, o per esempio all’ancora Danforth, con diamante snodato. È bene assicurarsi che queste parti mobili non siano incastrate. É poi consigliabile dare un’occhiata anche alla salute della catena e alla sua disposizione, nonché eventualmente al funzionamento del verricello salpa ancora. Fatto questo, è possibile partire!
  • Controllare il tipo di fondale: in base al tipo di fondale, cambiano alcune accortezze con il quale eseguire l’ancoraggio. Sapere cosa si troverà in fondo al mare, se sabbia, fango, ghiaia, alghe o rocce, è fondamentale per sapere come affrontare l’operazione; va peraltro detto che diverse ancore reagiscono in modo diverso in base al tipo di fondale, ed è proprio per questo che alcune sono più efficaci sulle rocce mentre altre danno il meglio di sé sulla sabbia. In ogni caso, è bene sapere a quale distanza si trova il fondale e come è fatto: per avere queste notizie, ancora prima arrivare in rada, è bene controllare i dati relativi sulle carte nautiche o l’ecoscandaglio, per avere informazioni sulla profondità (meglio non ancorare quando possibile in fondali superiori ai 10 o 12 metri) e sul tipo di fondo. In questo modo si saprà già cosa si dovrà affrontare! Vediamo gli altri consigli per l’ancoraggio.
  • Studiare il contesto: una volta arrivati in posizione è d’uopo guardarsi intorno, per capire quali possono essere i pericoli. Come potrebbe cambiare il vento? Quali movimenti potrebbero risultare pericolosi in base all’orografia della costa? Sono presenti scogli nelle vicinanze? Ci sono altre barche? Il marinaio novello potrebbe dimenticarsi che una barca ancorata potrebbe di fatto compere un’intera circonferenza intorno al punto di presa, spinta dalle correnti o dal vento, andando così a cocciare contro qualsiasi cosa si trovi in questa area.
  • Evitare le sovrapposizioni: un principio fondamentale è quello di dare più catena dello stretto necessario per raggiungere il fondale: di solito, in base al contesto, il rapporto deve essere compreso tra 7:1 e 3:1. Come minimo, quindi, è sempre bene dare il quadruplo di catena rispetto alla profondità del fondale. Si può immaginare che così ci sia il rischio di sovrapporre la propria linea di ancoraggio a quella di altre barche eventualmente presenti, cosa da evitare assolutamente!
  • Un’ultima occhiata alla catena: la catena dovrebbe essere già stata controllata prima di partire. A questo punto, appena prima di calare l’ancora, sarebbe bene dare un’occhiata al pozzetto, per assicurarsi che la catena sia disposta correttamente, senza essere stata sballottata qui e lì durante la navigazione. Come dovrebbe essere disposta? Semplice: dovrebbe essere disposta in larghe volute, creando dei cerchi il più possibile larghi. In questo modo si eviteranno nodi o incastramenti vari, facilitando il lavoro sia in caso di utilizzo del salpa ancora, sia in caso di una calata a mano.
  • Calare la catena: a barca pressappoco ferma, è possibile iniziare a calare la catena, avendo cura di sapere quanta catena si cala prima di toccare il fondo. Per fare questo ci si può affidare all’escoscandaglio o all’ecoscandaglio portatile, all’eventuale schermo presente sul salpa ancora oppure, in assenza di questi due dispositivi, sull’effettiva lunghezza di catena calata (contando il numero di “volte” calate con la rispettiva lunghezza, predisponendo dei segni sulla catena ogni 2 metri, e via dicendo). In ogni caso, la catena va calata in modo regolare, non a caduta libera.
  • Quando la catena tocca il fondo: come abbiamo già detto, non basta assolutamente che l’ancora tocchi il fondo: a quel punto è necessario far arretrare la barca, lentamente, continuando a dare catena. In questo modo si renderà l’ancoraggio sicuro, depositando più catena sul fondo e mettendo l’ancora nella posizione corretta. Una volta calata catena a sufficienza, si potrà smettere di calare e dare un ultimo colpo di retromarcia, per “bloccare” la catena.
  • Verificare la tenuta dell’ancora: l’importante, a questo punto, è assicurarsi che l’ancora non stia “arando”, e che abbia quindi fatto presa. Questo ce lo dirà la barca stessa, che non dovrebbe indietreggiare oltre, ma ce lo dovrebbe dire anche la catena: basterà toccare la catena messa in tensione per scorgere eventuali strattoni o vibrazioni, sintomi di un’ancora che si sta muovendo. In quel caso sarà necessario perfezionare il tiro!
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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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