Anodi sacrificali, a cosa servono?

A che cosa serve l’anodo sacrificale? Meglio: perché le nostre barche e i nostri motori fuoribordo devono essere protetti con gli anodi sacrificali? Tra gli accessori nautici del nostro e-commerce, gli anodi sacrificali sono tra gli elementi venduti più spesso: si tratta infatti di ricambi con una durata piuttosto breve nel tempo, che per loro stessa natura tendono a “consumarsi” velocemente. Ma per quale motivo dobbiamo cambiare regolarmente gli anodi sacrificali posizionati qui e lì sulle nostre carene? Il motivo d’essere di questi accessori per barche è tutt’altro che immediato, ed è proprio per questo che oggi cercheremo di spiegare a cosa servono e come funzionano questi famosi “zinchi”. Per farlo, partiremo da una spiegazione veloce delle cosiddette “correnti galvaniche”.

Le correnti galvaniche in barca e i loro danni

Per capire a cosa servono gli anodi sacrificali dobbiamo passare per il concetto di corrente elettrica, o meglio, di corrente galvanica. Per avvicinarsi a questo concetto ci sono tanti interessanti esperimenti possibili. Pensiamo per esempio a quello che prevede di utilizzare un limone e due pezzi di metalli differenti: infilando nel frutto entrambi i metalli, di fatto, si crea una sorta di “batteria”. Controllando il nostro agrume con un tester, infatti, si rileverebbe una debole tensione elettrica. Per quale motivo? Semplice: quando si collegano due metalli di diverso potenziale con un liquido conduttore si crea una corrente elettrica, con un processo elettrochimico che, parallelamente, va a corrodere, a consumare, il metallo meno nobile.
I marinai si accorsero molto tempo fa dei danni provocati dalle correnti galvaniche. Secoli addietro, i fenici iniziarono a ricoprire le carene delle proprie barche con sottili lastre di piombo e di rame, che resistevano meglio del legno alle incrostazioni animali e vegetali. Notarono però che queste lastre, nel tempo, si riducevano via via di spessore. E questo fenomeno diventò molto, molto più importante nel Novecento, quando le barche vennero costruite con degli scafi in acciaio.
Nel mondo delle barche, si ha quindi della corrente galvanica quando due metalli differenti vengono immersi in un ottimo elettrolita come è l’acqua di mare. A far scattare la corrente galvanica è il potenziale elettrico differente tra i due metalli: il potenziale elettrico dello zinco è per esempio -0,98 volt, quello del rame è invece di – 0,30 volt; lo zinco. Il metallo con potenziale elettrico maggiore, detto anodo, cede delle particelle, mentre quello con potenziale elettrico minore, definito catodo, finisce per ossidarsi. Per completezza, possiamo inoltre dire che parliamo di corrente “galvanica” per via degli esperimenti e delle scoperte dello studioso bolognese Luigi Galvani, che nel Settecento scopri l’elettrofisiologia.

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Quali anodi sacrificali per la tua barca? E dove installarli?

Abbiamo capito quindi che la corrente galvanica finisce per intaccare le carene delle nostre barche. Il metodo più semplice e immediato per prevenire questi danni è quello di dotare l’opera viva delle barche, ovvero la parte immersa nell’elettrolita, di metalli meno nobili, i quali si corroderanno così al posto della nostra carena. Ed è qui, per l’appunto, che entrano in gioco gli anodi sacrificali. Ma dove devono essere installati? Ebbene, le imbarcazioni più grandi e le barche con scafi metallici presentano delle schede che spiegano in modo specifico dove installare i vari anodi sacrificali. Negli altri casi, il posizionamento degli anodi sacrificali deve essere fatto in modo ragionato, affidandosi agli spot predefiniti o all’esperienza di un esperto. Esistono, in ogni modo, dei kit completi di anodi sacrificali, per proteggere motori, eliche e via dicendo.
Oltre a capire dove installare gli anodi, è necessario capire quali anodi usare. E questo dipende dal tipo di acqua in cui si naviga. Solitamente ci si riferisce infatti agli anodi sacrificali con il termine “zinchi”, ma esistono anche degli accessori per barca contro la corrente galvanica in alluminio o in magnesio. In linea di massima, questi ultimi vanno bene per le acque dolci, mentre quelli in zinco e in alluminio sono ideali in acque salate.

Lo zinco non si consuma: ecco perché

Ci si potrebbe accorgere che uno o più anodi sacrificali non si consumano nel tempo. Questo è un problema, perché significa che questo accessorio nautico non sta facendo il suo compito. Per quale motivo? I motivi possono essere principalmente due. Si potrebbe, per errore, aver verniciato l’anodo, così da renderlo inefficace. O si potrebbe, magari, aver installato erroneamente l’anodo, il quale per esempio potrebbe risultare non connesso al motore (in tal caso è bene controllare con un tester). Gli anodi sacrificali, quindi, devono essere sempre usurati, fino al massimo del 50%: un consumo superiore in un lasso di tempo ragionevole indica un numero eccessivamente ridotto di anodi sullo scafo.

Quando cambiare gli anodi sacrificali?

Gli anodi sacrificali, come detto, sono tra i ricambi per barca che vanno cambiati più spesso. Per assicurare una buona protezione dell’imbarcazione e del motore, infatti, gli anodi sacrificali devono essere cambiati ogni anno.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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