Riparare la barca con il 10 10 CFS

Ci sono prodotti per la nautica che praticamente tutti i diportisti conoscono, per la loro diffusione, per la loro efficacia e per la loro grande versatilità. Tra questi ci sono senz’altro le resine C-Systems della ditta Cecchi Gustavo, a partire da famoso 10 10 CFS, una resina epossidica che, da sola, riesce a coprire una parte importante dei lavori di manutenzione dello scafo e della coperta (e non solo). Ancor prima di vedere cos’è il 10 10 CFS e come questo può essere usato nello specifico per riparare la barca, è senz’altro il caso di capire meglio cos’è la resina epossidica.

Cos’è la resina epossidica?

Abbiamo detto che il 10 10 CFS è una resina epossidica, e per di più multifunzionale. Ma questa spiegazione, senza una buona definizione di ‘resina epossidica’, rischia di lasciare un po’ il tempo che trova.

Un tempo il materiale chiave per la realizzazione di natanti e di imbarcazioni da diporto era il legno. Poi, intorno alla metà del secolo scorso, hanno iniziato ad affermarsi via via altri materiali, tra cui per l’appunto la resina epossidica, un polimero in grado di lavorare in modo estremamente soddisfacente sul legno, sui metalli, sui tessuti e su tanti altre materiali.

La resina epossidica – come ben sanno tutti i diportisti che hanno già usato il 10 10 CFS – non serve però unicamente in fase di costruzione. No, è fondamentale anche per la riparazione delle barche, a partire dalla manutenzione più spicciola fino agli interventi straordinari, per barche a vela e a motore, di qualunque dimensione.

La natura bicomponente della resina epossidica

A guardarla, la resina epossidica si presenta in forma liquida, più densa di una normale vernice per barche. É composta da due sostanze differenti, ovvero dalla base e dall’indurente: una volta miscelati nel modo giusto e con le corrette proporzioni i due elementi danno il via a una reazione che, generando del calore, porta il tutto a indurirsi e a stabilizzarsi.

Ma cosa vuol dire che il 10 10 CFS è multifunzionale? Devi sapere che la resina epossidica, vista la sua particolare natura, si presta alle più differenti lavorazioni. Abbiamo infatti a che fare con un prodotto che viene usato per laminare, per incollare, per impregnare, per stuccare, per impermeabilizzare, per costruire e via dicendo. Qui sotto, dunque, ti proporremo tutti i diversi utilizzi del 10 10 CFS di Gustavo Cecchi, che puoi ovviamente trovare in vari formati nel nostro negozio di accessori per la nautica online.

Una resina epossidica efficace anche sul legno

resina epossidica per legno

Quando si pensa alle resine epossidiche il riferimento più immediato è certamente quello delle barche con scafo in vetroresina. Non bisogna però dimenticare che la resina 10 10 CFS lavora egregiamente anche sul legno, sia sopra che sotto la linea di galleggiamento. Di più: questo prodotto si presta perfettamente per incollare non solo legno su legno, ma anche legno su vetroresina e via dicendo.

Ecco come si usa il 10 10 CFS: come stuccare

Come è noto, lo scafo e la coperta vanno incontro a problemi di tipo differente, e non sempre è facile farsi trovare pronti con tutto il necessario per un veloce intervento fai da te. La resina 10 10 CFS, da questo punto di vista, ci aiuta moltissimo: con un solo prodotto bicomponente, infatti, è possibile riparare, incollare, proteggere, stuccare, laminare e costruire, in base alle proprie esigenze.

Il 10 10 CFS, più nello specifico, può essere usato per incollare legno su legno, vetroresina su vetroresina, legno su vetroresina e via dicendo, nonché per laminare i vari tessuti di vetro, il kewlar, il carbonio e così via. Può inoltre essere utilizzato come stucco di riempimento, come stucco a rasare o come stucco strutturale, nonché come fondo per legno da verniciare o da lasciare senza vernice. Infine, come ben sanno tanti armatori di barche in vetroresina, il 10 10 CFS può essere utilizzato sia per riparare i danni da osmosi, sia per creare un fondo antiosmosi che per prevenire la comparsa del fenomeno degenerativo.

Come miscelare il 10 10 CFS

Per un corretto utilizzo del 10 10 CFS è necessario partire con una perfetta miscelazione del prodotto. Questo processo può essere semplificato e velocizzato con l’acquisto delle apposite pompe e minipompe per il dosaggio da montare sui barattoli della resina e del catalizzatore, così da avere sempre la quantità giusta di prodotto.

Questo sistema epossidico è stato realizzato per lavorare in rapporto 2:1 in termini di peso. Ogni due parti di componente A richiedono quindi una parte di componente B. E sta qui la comodità delle pompe di dosaggio, le quali sono già state tarate per garantire una proporzione sempre corretta. Questo significa che, dando una pompata di componente A e una pompata di componente B, si avrà automaticamente una miscela perfettamente dosata e pronta per essere mescolata.

Le stesse confezioni in cui il 10 10 CFS viene venduto, del resto, sono pensate per rispettare la proporzione fondamentale 2:1: sul nostro negozio online di articoli per la nautica puoi infatti trovare il formato da 750 g (e quindi 500 grammi di componente A e 250 grammi di componente B), da 1,5 kg (1 chilogrammo di A e 0,5 chilogrammi di B) da 4,5 kg (3 chilogrammi di A + 1,5 chilogrammi di B) e infine da 30 kg (e quindi da 20 chilogrammi di A e da 10 chilogrammi di B).

Sbagliare le proporzioni, dunque, diventa realmente difficile. E questo è molto importante, perché usare più o meno catalizzatore significa compromettere fin dal principio la riuscita del lavoro, e dunque perdere tempo e denaro – nonché ritrovarsi magari a dover fronteggiare in breve tempo danni ben peggiori.

resina 10 10 CFS

Applicazione del 10 10 CFS

In base all’utilizzo per qui è stato acquistato, per l’applicazione del 10 10 CFS è possibile impiegare un pennello o un rullo, il quale certamente risulta essere la scelta migliore in caso di superfici estese, quale può essere l’intero scafo di una barca. Non va dimenticato che, nel momento in cui viene applicata, questa resina va a bagnare la superficie: solo dopo un certo periodo di tempo – solitamente un centinaio di minuti – il 10 10 CFS inizia a tirare e a diventare appiccicoso. A quel punto, eventualmente, sarà possibile applicare una seconda mano di prodotto.

Come anticipato, il 10 10 CFS può essere utilizzato anche per incollare tra loro oggetti di materiali differenti. In questo caso, per raggiungere un risultato perfetto, si rende necessario applicare la resina – normalmente miscelata – su entrambe le parti che dovranno aderire, così da impregnarne in modo efficace la superficie.

Si sarebbe portati, a questo punto, a unire direttamente i due pezzi. Al contrario, invece, è necessario aspettare qualche minuto – i tecnici Gustavo Cecchi parlano di 10 minuti – per poi aggiungere al 10 10 CFS l’Addensante n°2 oppure, eventualmente, le Microfibre Naturali, per poi mettere le due parti in posizione con una leggera pressione. Questa procedura per l’incollaggio segue passo per passo quanto previsto dalle norme DIN (Deutsches Institut für Normung) e ASTM (American Standard Test Method): difficilmente, insomma, è possibile fare di meglio con passaggi alternativi.

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Ci sono alcuni dell’utilizzo del 10 10 CFS che vanno approfonditi ulteriormente. Si pensi, per esempio, al tempo che intercorre tra una mano e l’altra. Nel caso in cui passi una notte tra la stesura della prima mano e quella della seconda, non è raro ritrovarsi ad avere a che fare con uno strato di condensa.

Questa viene generata automaticamente dalla resina nel caso di significativi sbalzi di umidità o più semplicemente di temperatura. In una situazione simile, prima di procedere con l’applicazione della seconda mano del 10 10 CFS con un rullo o con un pennello, è consigliato rimuovere la condensa e l’untuosità con una spugna ruvida e bagnata.

Nel caso in cui il tempo che intercorre tra una mano e l’altra sia ancora maggiore – per esempio due giorni – una semplice spugnatura non sarà più sufficiente. Gli stessi produttori, in questa situazione, consigliano di andare a carteggiare la superficie trattata con della carta abrasiva, per poi passare con una spugna ruvida e bagnata. É possibile – anzi, è anche più efficace – carteggiare direttamente a bagnato.

La scelta del catalizzatore

Non va dimenticato che il 10 10 CFS prevede la possibilità di usare 3 diverse tipologie di catalizzatori, ovvero quello Standard, quello Lento (Slow) e quello invece Veloce (Fast). La scelta del catalizzatore va ovviamente fatta in base al tipo di utilizzo e al contesto in cui la resina verrà impiegata. A influire sulla reazione della resina con il catalizzatore e quindi sul suo indurimento c’è infatti la temperatura: più è caldo, più veloce è l’indurimento. In alcuni casi, dunque, è necessario prendere in considerazione il fatto che il tempo utile per la miscelazione e per l’applicazione della resina è limitato.

É dunque fondamentale optare per un catalizzatore Slow per gli interventi di manutenzione più complessi, nonché per quelli fatti in estate, optando invece per un catalizzatore Fast per gli interventi effettuati magari durante il rimessaggio invernale. Lo stesso produttore del 10 10 CFS consiglia di non utilizzare mai l’indurente Slow con delle temperature inferiori ai 15 gradi.

10 10 CFS
Proprietà foto: Cecchi Gustavo & C.

Non diluire mai il 10 10 CFS

Sul mercato esistono resine epossidiche di tipologie molto differenti. Il 10 10 CFS, per esempio, è una resina pura, senza solventi, che non rilascia dunque solventi nell’aria. Altre resine epossidiche sono diverse, e prevedono degli utilizzi differenti. Aggirandosi tra i forum di velisti e diportisti, per esempio, non è raro scontrarsi in utenti che consigliano di diluire il 10 10 CFS con l’aggiunta di un solvente, o magari direttamente con dell’alcool.

Questo passaggio non è però necessario, e anzi, è altamente sconsigliato. Questo prodotto per la manutenzione della barca non ha bisogno di alcuna modifica o aggiunta, la quale potrebbe molto probabilmente finire per compromettere la riuscita del lavoro. Aggiungere dei solventi al 10 10 CFS, insomma, sarebbe come allungare un ottimo vino d’annata con dell’acqua o con del vino da discount: non ha alcun senso!

Più nel dettaglio, diluendo la resina epossidica si arriverebbe ad avere una sostanza dalle ridotte caratteristiche meccaniche. L’errore sarà facilmente riscontrabile durante le prime giornate di caldo della stagione, quando il diportista che – magari nel tentativo di risparmiare – ha allungato la resina andrà a toccare la parte trattata. La resina epossidica, infatti, si rivelerà morbida, e dunque instabile.

Questa perdita di consistenza della resina è dovuta proprio alla presenza dei solventi che, aumentando di volume, andranno a forzare il composto. Quest’ultimo, avendo perso le sue caratteristiche fondamentali a causa dell’inquinamento non richiesto, non sarà in grado di resistere all’espansione dei solventi.

Dunque no, il 10 10 CFS non va mai allungato. Se l’obiettivo è quello di impregnare in modo profondo ed efficace il legno, la strada da seguire è un’altra. Si dovrà infatti procedere a riscaldare – senza esagerare – il legno da trattare, usando un comune asciugacapelli. Con questo espediente si riscalderà l’aria interna ai pori del legno, facendola fuoriuscire. Fatto questo, dopo aver applicato il 10 10 CFS, si passerà nuovamente l’asciugacapelli sulla superficie trattata; questa volta, però, si userà l’aria fredda, rendendo più fluido e quindi più penetrante il composto.

I diportisti che si ritrovano a usare il 10 10 CFS sul legno e che più in generale devono occuparsi della manutenzione di barche di questo materiale devono sempre pensare al fatto che il legno è formato da una moltitudine di cellule filiformi, le quali – un tempo – avevano la funzione fondamentale di trasportare la linfa lungo il tronco. Una volta tagliato e preparato per essere utilizzato dai cantieri navali, il legno perde l’umidità, arrivando ai tassi richiesti dai vari registri navali – solitamente fissati intorno al 15%.

Tutti i piccolissimi tubicini che costituiscono il legno, da quel momento in poi, devono rimanere asciutti: in caso contrario, andranno ad aumentare di volume, per poi tornare piccoli nel momento in cui perderanno umidità. Questi movimenti, ovviamente, finiscono per danneggiare la barca stessa. È fondamentale, quindi, utilizzare i prodotti giusti nel modo giusto, per proteggere a dovere il legno e mantenerlo nelle condizioni ottimali di stagionatura. Questo per spiegare che il 10 10 CFS non si allunga mai, tanto meno per essere utilizzato sul legno!

Il 10 10 CFS e l’osmosi

Come si è visto, il C -Systems 10 10 CFS di Cecchi può essere un alleato prezioso anche nel caso dell’osmosi. Risulta interessante per esempio vedere come questa resina epossidica possa riportare una carena colpita da osmosi alla sua bellezza – e alla sua tenuta – originaria. Il problema, come è noto, è costituito dalle bolle: la carena colpita va sabbiata, di modo da togliere tutto il poliestere danneggiato, che non risulta più effettivamente legato alla fibra di vitro sottostante.

Con questa operazione dalle bolle si passa ai crateri, tipicamente grandi come una noce o meno, i quali risultano perfettamente puliti, e pronti per essere colmati. Ma con cosa? Non con del semplice stucco, il quale non va oltre alla riparazione puramente estetica. Molto meglio servirsi del  il 10 10 CFS con microfibre naturali, per andare a riportare all’interno del cratere del materiale che possa vantare le stesse caratteristiche del vetroresina.

Adesivo, resistente ed elastico, il 10 10 CFS risulta perfetto a questo scopo, e con l’addizione delle microfibre diventa molto simile al tessuto vetroso. Una volta terminato di stuccare la carena della barca in questo modo si potrà passare spianatura, e quindi a una prima mano di  il 10 10 CFS, seguita da un’eventuale stuccatura a livello estetico e quindi da una seconda mano, additivato con A20 o A30 per aumentare la resistenza all’umidità. Da decenni l’osmosi si combatte e si interrompe con questo metodo, con risultati eccezionali.

Dai un’occhiata al nostro negozio online: abbiamo il 10 10 CFS in offerta!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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