Omicidio nautico: a che punto siamo

Di riforme nelle norme che regolano la nautica, negli ultimi anni, se n’è parlato continuamente. A partire da tutto l’iter che ha portato, nel 2016, a promulgare la legge che introduce l’omicidio stradale, si è parlato tra le altre cose con sempre maggiore attenzione di un’eventuale norma sull’omicidio nautico. E, se il tema è rimasto sullo sfondo per alcuni anni, è rimbalzato sulle pagine di molto quotidiani a partire dall’estate dell’anno scorso. Tutti ricordano infatti la tragedia che ha avuto luogo il 19 giugno 2021 nelle acque bresciane del Lago di Garda, quando Umberto Garzarella, 37enne, e Greta Nedrotti, 24enne, sono stati uccisi da un motoscafo che ha falciato il loro gozzo. Come è noto è stato già emesso un giudizio sui due turisti tedeschi a bordo del mezzo: Patrick Kassen, che era al comando del motoscafo, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi; Christian Teismann, proprietario dell’imbarcazione, è stato invece condannato a 2 anni e 11 mesi. Vale la pena sottolineare, anche per dare spessore alla discussione sull’opportunità di introdurre l’omicidio nautico a livello normativo, che il pm aveva chiesto 6 anni e mezzo per il primo e 4 anni e mezzo per il secondo, e che alla fine sono state accolte le accuse di omicidio colposo e di naufragio colposo; l’accusa di omissione di soccorso, invece, non è stata accolta (a partire dalla dichiarazione dei due turisti di non aver capito di aver travolto un gozzo, mentre procedevano di notte a circa 20 nodi di velocità). Non è certo questa la sede per discutere l’esattezza del giudizio: questo caso è però utile per capire quali cambiamenti normativi sono necessari.

Il vuoto normativo da colmare

Del fatto che esista un vuoto normativo da colmare sono convinti in molti, a partire per esempio dal  governatore della Lombardia, Attilio Fontana, il quale aveva commentato che «è inaccettabile che un vuoto normativo impedisca di infliggere ai responsabili della morte di Greta Nedrotti e Umberto Garzarella una giusta condanna» aggiungendo che avrebbe fatto tutto il possibile «affinché venga presto approvata la legge che consenta l’equiparazione del reato di omicidio nautico a quello stradale». Va detto che, in realtà, non vi è la certezza che, con una norma completa sull’omicidio nautico, la condanna ai due tedeschi sarebbe stata più grave.

L’omicidio stradale

Ovviamente il reato di omicidio nautico prenderebbe le mosse da quello di omicidio stradale, promulgato nel 2016. Va detto peraltro che insieme a quella norma, in un primo momento, doveva essere creata anche la corrispettiva nautica, progetto che però si è perso nell’iter. Ma com’era la situazione prima del 2016? Pensiamo all’uccisione di un pedone da parte di un automobilista: stando all’articolo 589 del Codice penale si andava incontro dai 5 mesi ai 6 anni di arresto, con eventuali aggravanti – per guida in stato di ebrezza o di alterazione da droghe – che potevano portare la reclusione fino a 7 oppure 8 anni. Con l’introduzione dell’omicidio stradale invece la pena, senza aggravanti, è posta da 2 a 7 anni. Nel caso di abbrezza alcolica media o di guida imprudente si passa dai 5 ai 10 anni, per arrivare fino a pene di 12 anni in caso di stato ebrezza grave o guida sotto l’effetto di stupefacenti. Vi sono poi altri fattori che possono aumentare la pena, per arrivare fino a 18 anni.

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L’omicidio nautico: è anche una questione di terminologia

Chi si dice contrario all’introduzione dell’omicidio nautico, va sottolineato, non lo fa solitamente per non punire chi si macchia tragedie simili. Lo fa piuttosto perché è convinto che, con tutte le eventuali aggravanti, l’ipotesi dell’omicidio colposo è già sufficiente, in qualsiasi caso. Che sia nautico, stradale, montano o cittadino, insomma, l’omicidio resta omicidio, con delle pene già previste dalla legge italiana: l’idea in questo caso sarebbe piuttosto quella di adeguare le pene in caso di violazioni gravi, senza però creare un reato ad hoc.

L’ok al Senato

Il Parlamento italiano sembra in ogni caso aver deciso che l’introduzione del reato di omicidio nautico è cosa necessaria, come già avvenuto a livello di quello stradale. Il progetto di legge, presentato nel 2019, mira a estendere la fattispecie del caso stradale al mondo nautico, e quindi alla navigazione in fiumi, laghi e mare. Nella ddl si legge che lo scopo è quello di «colmare una vera e propria lacuna normativa, inaccettabile perché non rispondente a criteri di proporzionalità tra i beni che si mettono a repentaglio (vita ed integrità fisica) e l’atteggiamento psicologico del reo». Il Senato ha già dato l’ok al disegno di legge nel febbraio 2021, quasi all’unanimità: si era parlato infatti di 280 voti a favore, di un solo contrario e di 6 astenuti. Il problema è che, da allora, l’iter si è bloccato, con il disegno di legge che non è ancora stato sottoposto all’approvazione dell’altro ramo del Parlamento.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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