La barca fa acqua: cosa fare per salvarla?

Cosa fare quando la barca fa acqua? Qualche giorno fa abbiamo visto quelli che sono i motivi più comuni dell’allagamento della barca: oggi faremo un passo ulteriore, ovvero vedremo cosa fare nel momento in cui ci si accorge di avere dell’acqua a bordo. Parliamo di una situazione che nessun diportista vorrebbe vivere, e che fortunatamente succede molto di rado. Ma, pur trattandosi di un’eventualità abbastanza remota, è di primaria importanza sapere come reagire nel modo giusto. Prima di tutto per salvare sé stessi e gli altri passeggeri, in secondo luogo per mettere in salvo – quando possibile – la propria imbarcazione. Per un serbatoio d’acqua barca che perde, per una presa a mare che non fa più il suo lavoro, per un urto, per un oblò barca aperto: di motivi per i quali potremmo trovarci con dell’acqua a bordo ce ne sono diversi. L’importante è prima di tutto capire cosa sta accadendo, e quindi agire di conseguenza, senza farsi prendere dal panico. Vediamo quindi da dove iniziare!

La barca fa acqua: capire la situazione

Partiamo da un presupposto fondamentale: nel momento in cui ci si accorge che la barca fa acqua, la situazione può essere già molto grave. In tutti casi, prima di agire, è necessario farsi un’idea dell’emergenza falla che si sta affrontando. In assenza di indizi evidenti, e quindi in assenza di un urto o di un danneggiamento visibile, sarà nostro compito essenziale capire se l’acqua sta arrivando dall’esterno o dall’interno: insomma, si dovrà procedere con l’assaggio. Se l’acqua che troviamo in sentina o nel fondo della barca è salata, stiamo affrontando un problema potenzialmente grave; se l’acqua è dolce, probabilmente abbiamo a che fare con la perdita di un serbatoio d’acqua dolce, o di un tubo a esso attaccato. In quest’ultimo caso, ovviamente, la situazione sarà meno grave.

Il ruolo della pompa di sentina se la barca si allaga

Una volta capito se l’acqua è dolce o salata (una questione di pochi secondi) procederemo con l’accendere la pompa di sentina, aiuto essenziale per salvare la barca. Sbaglia però chi pensa che questo strumento possa sempre fare il miracolo. Va infatti detto che un foro piccolo, nel quale passerebbe a mala pena un dito, può far passare più di 200 litri d’acqua al minuto, con una portata via via maggiore con l’affondare della barca. Si capisce quindi che una pompa di sentina capace di smaltire 40, 60, 80 litri al minuto potrà solo ritardare l’affondamento, ma non certo bloccarlo. Per questo motivo sarà bene eventualmente usare – se disponibile lo strumento e la manodopera – anche una pompa manuale, nonché eventualmente dei secchi. In casi disperati si potrebbe persino pensare di usare la pompa per il raffreddamento del motore, chiudendo la presa a mare del propulsore.
Si è però visto che lo svuotamento della barca può essere insufficiente per garantirne la salvezza. In molti casi è quindi bene procedere con altri passaggi fondamentali, sempre con lucidità e rapidità (certo, un conto è scriverlo, un altro conto è farlo: avere però stampati in mente i passaggi necessari ci aiuterà ad affrontare questa situazione nel miglior modo possibile).

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Emergenza falla: lanciare l’allarme

Già a questo punto si dovrebbe avere un’idea di massima della gravità della situazione: nel momento in cui ci sia la possibilità che l’emergenza falla possa essere o diventare grave, è certamente bene lanciare l’allarme, usando la radio VHF. È di certo bene farlo prima che dopo, un po’ per dare tempo ai soccorritori, un po’ perché chi aspetta troppo potrebbe rischiare di trovarsi con l’acqua alle batterie.
Ma non è tutto qui. Se la situazione si presenta difficile, è bene pensare prima di tutto a mettere tutti in salvo, o quanto meno a preparare una via di fuga, preparando e mettendo in mare la zattera di salvataggio.

La barca fa acqua: accecare la falla

A questo punto ci si potrà concentrare sulla ricerca e sulla chiusura della falla. Chi sa di aver urtato qualcosa potrà dirigersi verso il punto incriminato, mentre gli altri dovranno prendere in considerazione qualsiasi punto debole, a partire ovviamente dalle prese a mare. L’ispezione deve essere scrupolosa, da prua a poppa, di area in area, dai lavandini a vano motore. Ci si potrebbe imbattere in una presa a mare aperta con un tubo volato via, così da poter chiudere la presa stessa, oppure con una presa a mare del tutto saltata. In quest’ultimo caso, come in quello di una falla conseguente a un urto, ovviamente è necessario accecare la falla, usando qualsiasi cosa a nostra disposizione. Dovremmo avere a bordo dei coni turafalle ed eventualmente della pasta turafalle, aiutandosi laddove necessario anche con panni, pezzi di vela, pezzi di compensato puntellati con pertiche di fortuna, secchi premuti contro l’apertura e via dicendo.

 

Nessuno vorrebbe trovarsi in questa situazione: l’importante è sapere come muoversi, dove guardare e cosa fare, nonché avere le giuste dotazioni di sicurezza a bordo.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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