Tutti sanno che tipo di legno si usa per le barche a livello di calpestio e di arredo: a farla da padrone è lui, il teak, legname marino per eccellenza che non teme rivali. Certo, nel tempo sono state proposte diverse altre alternative altrettanto naturali, ma nessuna può vantare le peculiarità uniche di questo legname esotico. Non stupisce quindi che la coperta in teak continui a essere ancora oggi imbattibile, vero e proprio simbolo del diporto di qualità. Ma attenzione: pur sapendo che sui vantaggi del teak praticamente non si può discutere, è sempre più palese il fatto che l’utilizzo di questo legname deve essere ridimensionato, per fattori ambientali e non solo. E se dalla natura non arriva nessun materiale in grado di sostituirlo, le alternative arrivano dal mondo della chimica, con diverse proposte a livello di teak sintetico: vediamo i pro e i contro.
Caratteristiche e vantaggi del teak naturale
Ma perché il teak non conosce rivali quando si parla delle pavimentazioni esterne delle barche? Semplice: la Tectona grandis è una pianta unica al mondo, che produce un legname altrettanto unico. Parliamo di un legno ricco d’olio, dalle venature regolari e idrorepellente. Oltre a resistere di fronte all’acqua – anche a quella marina – il teak naturale vanta un’ottima resistenza di fronte ai parassiti, e in generale, con le dovute attenzioni, è caratterizzato da una grande resistenza all’usura.

Chi dice che il teak è eterno sta però esagerando, tant’è vero che è difficile individuare delle coperte in teak naturale in stato perfetto dopo i 20 anni. Ma si tratta comunque di un dato di gran lunga superiore a quello relativo agli altri legnami, i quali non riescono in alcun modo a “sopportare” l’ambiente marino come questo materiale esotico.
Il segreto sta per l’appunto in quell’olio, in quella resina oleosa che resta depositata all’interno delle fibre del teak, rendendolo poco o per nulla assorbente all’acqua e inattaccabile da parte dei parassiti: il problema degli altri tipi di legno è infatti quello di essere porosi, e quindi facilmente penetrabili, cosa resta qui difficile proprio per la presenza capillare di questa resina.
Si capisce quindi qual è lo scopo principale della manutenzione del teak in barca, ovvero quello di mantenere intatte le sue riserve d’olio. Cosa che non è sempre facilissima, elemento che già di per sé fa guadagnare punti al teak sintetico.
La manutenzione della coperta in teak
Per capire quando ambire a una coperta in teak e quando invece prendere in seria considerazione il teak sintetico vale la pena conoscere quelli che sono i dettagli della manutenzione del materiale “originale” e quindi naturale. C’è chi dice che la manutenzione del teak è semplicissima, e chi dice invece che si tratta di un processo delicato e pieno di insidie: sembra strano dirlo, ma c’è della verità in entrambe le affermazioni.
Certo, vista la resistenza di questo legname esotico, è possibile dire che mantenerlo bello nel tempo è facile: c’è persino chi si limita a pulirlo di tanto in tanto con dell’acqua dolce, senza quindi contrastare per esempio il naturale ingrigirsi delle assi. Ma anche i più puristi devono ovviamente ricordarsi che il teak teme gli urti, anche quelli di per sé leggeri, essendo un legno piuttosto tenere, facile alle ammaccature; allo stesso modo è esposti ai graffi e alle incisioni, ed è proprio per questo che su queste coperta è una regola generale muoversi con scarpe da barca o a piedi nudi! E ancora, acerrimi nemici del teak sono le macchie di unto e di olio, per arrivare agli aloni lasciati dalle creme solari.
Già da qui si inizia a capire perché il teak sintetico, ad alcuni, può sembrare un’alternativa allettante. C’è poi da dire che, per mantenere il più possibile bello e resistente il teak nel tempo, è bene andare oltre ai semplici lavaggi con acqua dolce, usando appositi detergenti per teak come per esempio quelli della linea Teak Wonder, spaziando dai prodotti per la pulizia per arrivare a quelli schiarenti. L’importante, va sottolineato, è evitare di usare prodotti per la pulizia generici e aggressivi, e scordarsi sia di sfregare nel senso delle venature, sia di usare idropulitrici: così facendo infatti si finirebbe inevitabilmente per asportare la resina che rende il teak unico.
Perché il teak sintetico è sempre più diffuso
Ma perché sono in continua e veloce crescita le barche con coperte in teak sintetico? Si è visto che il materiale originale è imbattibile, ma si è visto anche che per mantenerlo bello nel tempo è necessario prendere delle attenzioni non del tutto scontate. Non sono però questi i principali motivi del diffondersi del teak sintetico, nossignore: l’utilizzo del legname della Tectona grandi si è via via ridotto principalmente perché l’importazione del teak più prestigioso e conosciuto, ovvero quello birmano, delle foreste del Myanmar, è stata dichiarata illegale. Per diversi motivi: per via della feroce deforestazione spinta dal commercio del legname, e perché i proventi della vendita del teak sono andati a foraggiare governi militari e autoritari.
Il teak finto: i vantaggi
Vista la penuria di teak naturale in arrivo in Occidente, e viste le tante attenzioni necessarie per la sua manutenzione, il teak sintetico sta prendendo sempre più piede. Va detto che sul commercio ci sono tanti diversi tipi di teak finto, realizzati in modo differenti. In generale si parla però di superfici che hanno bisogno di una manutenzione minima – pari di fatto a quella del vetroresina – e molto resistenti di fronte a tutti gli agenti atmosferici, così come di fronte agli urti; si tratta inoltre di rivestimenti impermeabili, antiscivolo, e tendenzialmente – ma non sempre – molto meno costosi rispetto al teak “vero”.